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Music - Musicians - Interview | by SuccoAcido in Music - Musicians on 03/02/2011 - Comments (0)

 
 
 
Arie di Sicilia - Oriana Civile & Maurizio Curcio

Quando la musica diventa ponte ideale tra passato e futuro possibile. Attraversatelo a occhi chiusi e non svegliatevi più...

 
 

SA: Presentatevi a vicenda...
MC: Se normalmente vi lasciate prendere dalle forti emozioni preparate i fazzoletti, in caso contrario chiedete al vostro vicino di tenerne qualcuno pronto per voi. Signore e Signori: Oriana Civile!
OC: Maurizio è un Genio! Lavoriamo insieme da ormai più di tre anni ed ogni volta che lo vedo all'opera resto a fissarlo stupita. È impressionante la facilità con cui riesce a fare le cose più difficili. La sua più grande qualità, dal punto di vista musicile, è, secondo me, la capacità di sentire nelle note quello che "gli umani non riescono neanche ad immaginare"! È una persona molto calma, riflessiva e democratica, ma, allo stesso tempo, è testardo e risoluto, sa sempre dove andare e come raggiungere gli obiettivi. Caratteristiche solo apparentemente inconciliabili, in lui si miscelano con la più totale naturalezza. Durante questi anni di lavoro per l'incisione del disco "Arie di Sicilia", mi ha insegnato un sacco di cose importantissime. È stato, ed è ancora, il mio prezioso maestro.

SA:  Come avete scelto il nome Arie di Sicilia? Ci potreste parlare del progetto?
ARIE: Il progetto nasce dallo studio dei canti popolari siciliani che, nella loro essenza, sono delle vere e proprie Arie musicali. Una volta abbiamo letto una definizione di "Arie" che, secondo noi, è perfetta per quello che abbiamo in mente. Ve la proponiamo.
Arie (musica): (...) momento di sospensione del tempo durante il quale lo spettatore ha accesso all'intimo sentimento del personaggio. (...). Le cosiddette "Arie d'opera" hanno preso spunto da forme melodiche popolari.
Allora abbiamo capito che avevamo dato alla nostra creatura il nome giusto.
Il progetto "Arie di Sicilia", quindi, parte dalla ri-esecuzione delle melodie della tradizione siciliana così come sono state registrate o trascritte dai ricercatori. A questa esecuzione, a voce sola, è stato aggiunto l'arrangiamento, composto, di volta in volta, da organici strumentali diversi, in base alle emozioni e alle sensazioni che le varie melodie suscitano. Guida dell'intero progetto sono, dunque, le nostre emozioni, guidate, a loro volta, dal profondo rispetto di cui questi canti necessitano. Nello spettacolo dal vivo, poi, offriamo agli spettatori degli spaccati di vita popolare riconducibili ai momenti, alle funzioni ed ai contesti in cui questi canti venivano eseguiti originariamente, per meglio far comprendere l'ambiente in cui tali forme espressive sono state create e si sono sviluppate. Il tutto con modalità esecutive che non sono più quelle del popolo, ma quelle di due artisti (siciliani) dei giorni nostri che filtrano le loro conoscenze attraverso un bagaglio culturale diversificato, nel quale, indubbiamente, rientra anche la tradizione.

SA: Oriana ci puoi dire qualcosa della tua ricerca e dei tuoi studi sull'etnomusicologia?

OC: Ho iniziato a studiare etnomusicologia circa 5 anni fa e  mi sono resa conto fin da subito di non avere idea del mondo che mi si stava spalancando davanti.
Ho iniziato questo viaggio partendo direttamente dalla pratica, innamorandomi della pura e semplice realtà musicale, prima ancora che delle speculazioni degli studiosi. Quando sono entrata a far parte del "Laboratorio di Etnomusicologia" dell'Università di Palermo, nel 2004, ero convinta di sentire canzoncine e storielle simpatiche e facili all'ascolto come quelle che talvolta mi cantava mia nonna o come quelle interpretate da Rosa Balistreri. Durante la prima lezione del laboratorio, il Professore Garofalo (il nostro "traghettatore") ci ha fatto ascoltare un po' di materiale raccolto sul campo in diverse parti del mondo. Tra queste c'erano parecchi canti polivocali della Settimana Santa in Sicilia ed altre forme musicali siciliane sicuramente di non semplice comprensione. Ricordo che, avendo finito il nostro ascolto, il professore ha chiesto: "Che ve ne pare? Qualcuno vuol dire qualcosa?" ed io quasi imbarazzata risposi: "Professore, io mi aspettavo di sentire qualcosa di più popolare!" intendendo con quell'aggettivo (popolare) qualcosa di più noto, di più conosciuto. Il professore fece un sorriso e mi disse: "Cara Oriana, più popolare di così!". Quel giorno e con quel breve scambio di battute ho capito cos'è la musica popolare, la musica del popolo, fatta dal popolo e per il popolo. La mia ricerca è cominciata quel giorno e quello stesso giorno la mia vita è cambiata! Mi sono soffermata sullo studio dei canti popolari siciliani, perché, intanto, sono tantissimi, di diversa natura e per studiarli e capirli tutti una vita forse non basta, e poi sono convinta che in essi sia raccolta l'essenza dell'umanità intera, così come in ogni cultura popolare. Vi è una base comune a tutti i popoli, un'ancestralità che ogni uomo riconosce e sente come propria perché sono il frutto delle sofferenze, delle gioie, dei sentimenti e delle emozioni vere, quelle vissute intensamente e con sacrificio, così come solo i nostri nonni possono ricordare e raccontare. E purtroppo ancora per poco, perché questa saggezza popolare è destinata a scomparire con loro che ne sono gli ultimi depositari.

SA: Ci parleresti della ricerca fatta sui testi nelle canzoni dell'album?
OC: Più che sui testi, la mia ricerca si è basata sulle melodie vere e proprie. Ho effettuato una selezione nella quale è, comunque, rientrata solo parte delle forme melodiche tradizionalmente presenti nell'Isola. I testi di questi brani sono poesie meravigliose, così come lo sono tutti i testi di tutti i canti del popolo siciliano! Dunque, operare una selezione in base alle liriche risulta molto più complicato, anche perché spesso queste sono associate a moduli melodici di difficile ascolto e/o interpretazione e riguardano momenti di vita particolari come, per esempio, la sfera religiosa, vissuta dal popolo con una intensità che sfiora la sofferenza, la quale trova la sua piena espressione nel canto.
I canti che ho scelto per l'album sono riconducibili a momenti di vita quotidiana e presentano un'immediatezza d'impatto, o perché avevano una funzione liberatoria ed alienante, cioè "servivano" ad alleviare la fatica dell'esecutore-lavoratore e a far sì che il tempo del lavoro trascorresse più velocemente, o perché venivano eseguiti in momenti carichi di forte emotività. Per esempio, la serenata "Lu primu amuri"; la ninnananna "Avò e di la vò", tipico canto del repertorio domestico femminile che, dietro frasi dolci e dolci note, nasconde un'importante forma di riscatto della donna, rispetto ad un mondo basato sul predominio maschile, attraverso la realizzazione del rapporto col proprio bambino; il canto "A la fimminisca" che Alberto Favara, nel suo Corpus di Musiche Popolari Siciliane, indica come il modo di cantare delle donne dei marinai di Trapani che, pregando, aspettavano trepidanti i propri mariti andati per mare; la lamentazione funebre romanzata "O Nici Nici".

SA: Maurizio, quanti strumenti suoni (nel senso più generale del termine)?
MC: Piuttosto direi quali sono gli strumenti musicali che si ribellano meno sotto le mie mani.
Ho preso il diploma in pianoforte, ma la mia curiosità musicale mi ha sempre spinto oltre; il pianoforte è stato lo strumento che mi ha dato accesso alla musica. Ogni strumento musicale può fare cose completamente diverse da un altro, così più scopro suoni nuovi più mi viene voglia di conoscerne altri.
Negli anni ho imparato a pensare la musica in modo globale, imparando a considerare gli impasti sonori come singoli strumenti. Inoltre sono cresciuto nell'epoca in cui le tecnologie iniziavano ad essere applicate alla musica, il che mi ha permesso di sperimentare suoni e combinazioni incredibilmente entusiasmanti.
Ricordo che a 16 anni, durante il mio esame di teoria musicale al conservatorio, spiegai alla commissione esaminatrice come riuscivo a fare una simulazione orchestrale utilizzando il mio (allora) "potente" campionatore (un Roland s330) e di come ricostruivo virtualmente strumenti musicali andando di persona a registrarli dai miei amici che li possedevano. Solo così presi un discreto voto, poichè il libro di storia della musica non lo avevo aperto molte volte...
Mi avevi chiesto quanti strumenti... sono sempre pochi... una vita non basta per riuscire a far emettere anche solo poche note a tutti gli strumenti musicali che esistono al mondo! Da poco ho comprato una vecchia tromba e... ci sto provando!
Le percussioni le adoro! Inizialmente, suonavo la batteria di un mio amico, gelosissimo del suo strumento, che, malgrado tutto, me la "prestava" quando non provavamo col gruppo. Oggi ne ho una tutta mia ed è un vero divertimento!
Ho imparato a suonare il signor Djembèe e sono riuscito anche a farmi una session con i musicisti di Papa Wemba durante uno stage a Roma. Suonavo insieme a loro!!!
La signora Darbouka me l'hanno messa in mano un gruppo di musicisti tunisini che ho registrato a Gibellina durante un festival.
La chitarra la suonava mio fratello e la suonava benissimo; poi si è sposato e adesso... ogni tanto mi faccio venire i calli alle dita.
Lo Stick mi ha permesso di trovare suoni nuovi, pieni e ampi, brillanti e ritmicamente unici.
Poi il Mac... metti tutto dentro, azioni la centrifuga e il frullato è pronto. 
A parte la batteria (acustica) questo è quello che mi limito a suonare durante la performance di Arie di Sicilia.

SA: Mao, come hai cominciato con la musica? Influenze importanti per te?
MC: Mio padre suonava per diletto e il mio nonno materno dedicava parte del suo tempo e dei suoi risparmi alla banda musicale del paese, trascrivendo la musica col pennino e col calamaio: insomma, faceva il copista per passione e per vivere faceva l'infermiere. Durante le sere d'estate, in campagna, suonava il mandolino accompagnato alla chitarra da mio padre e non si sentiva affatto l'esigenza della televisione che da lì a poco avrebbe soppiantato questi miei bellissimi ricordi.
Mi piaceva cantare, ma non ho mai avuto una bella voce; ad otto anni ho iniziato a studiare solfeggio e strimpellavo l'organo "Farfisa" di mio padre che era stato acquistato vendendo la sua fisarmonica. Mi divertiva molto schiacciare i pulsanti della sezione ritmica mettendo insieme ritmi diversi; "beguine+slow rock" era la combinazione che mi piaceva di più. Insomma, la musica mi girava intorno. Che dovevo fare?
Più tardi, dopo aver studiato i classici (Bach, Beethoven, Mozart) ho iniziato a curiosare tra i dischi di mio fratello maggiore: DeepPurple, AC/DC, Pink Floyd, Genesis. Non la capivo sta musica... così ho cominciato a suonare ad orecchio, cosa che non avevo mai fatto fino a 13 anni. Un mondo nuovo!
Ho iniziato ad inventare musiche mie, momenti sonori che però poi dimenticavo, non sapevo scriverli velocemente così come si presentavano. A 15 anni, affascinato dalla tecnologia che in modo dirompente si avvicinava, ho comprato un synt in modulazione di frequenza, lo Yamaha dx 21, che mi ha tenuto impegnato per un annetto; poi, solleticato dalle riviste specializzate, ho permutato questo synt con il mio primo campionatore. Aveva un sequencer integrato e finalmente potevo registrare e riascoltare le mie idee; e potevo anche ascoltarle al contrario!!!
I musicisti che mi hanno influenzato sono stati certamente tantissimi, da Bach a Malher, da Joe Zawinul a Miles Davis. In tutti gli stili, la musica si è vestita di così tanti colori che nessuno andrebbe tralasciato. Certamente quelli che negli anni ho seguito con più curiosità sono stati David Sylvian e Peter Gabriel, per due ragioni esattamente opposte tra di loro: il primo per la sua essenzialità, il secondo per la molteplicità delle sue sonorità. In particolare ho apprezzato moltissimo il lavoro fatto da Peter Gabriel con la Real World; questo mi ha dato spunto di approfondire l'ascolto sulle molteplici culture musicali del nostro pianeta, scoprendo ancora una volta suoni nuovi per me, ma antichi per i paesi dai quali provengono. Poi trovo incredibile il lavoro di ingegneria del suono presente nei suoi dischi, me li studio puntualmente ad ogni loro uscita. È un vero maestro.

SA: Dove mettereste Arie di Sicilia nella scena artistica di oggi?

ARIE: Questo lavoro sta tra la musica contemporanea e quella tradizionale, ma noi, comunque, riteniamo che si tratti di una nuova forma musicale che apre nuovi scenari sonori ed armonici.
Spesso si è cercato di globalizzare le tradizioni popolari contaminandole con stili musicali diversi, il jazz, il reggae, il blues... Noi abbiamo preso la direzione totalmenta opposta, mettendo al servizio dei "nostri" canti  gli strumenti musicali di cui possiamo disporre ed ovviamente il bagaglio culturale della nostra formazione artistica. Immagino che questo percorso sia stato già intrapreso da altri in altri luoghi, ma non abbiamo mai ascoltato lavori assimilabili a questo e dunque non possiamo etichettarlo. Diciamo che "la tradizione è contemporanea", un ponte importante, questo, per la cultura musicale della nostra isola che ancora oggi risente di un gap di oltre cento anni. Quello che da noi è accaduto è che si è confuso il folklore con il popolare. Ed ancora oggi questo accade. 
Portare alla luce un canto del popolo così come il popolo lo eseguiva, farlo interpretare ad una voce che conosce il vero significato del canto, assegnargli una connotazione armonico-ritmica contemporanea che rispetti e sostenga la sua naturale essenza, è come fare un viaggio nello spazio e nel tempo attraverso i suoni. 
Fondamentale per il nostro lavoro è stata, e continua ad essere, la ricerca fatta sul campo dai ricercatori, sin dai primi viaggiatori dell'Ottocento, e da tutti coloro che sono riusciti a documentare queste fonti, alle quali attingiamo avidamente e con scrupoloso rispetto.

SA: Mao, rispetto alla tua ricerca nei suoni... Ce ne puoi parlare?
MC: Il mondo dei suoni mi ha sempre affascinato e da ragazzino ho consumato montagne di riviste specializzate sul suono. Oggi mi rendo conto che si è trattato di un vero ed approfondito studio che per me, allora, era un bellissimo gioco di curiosità. Manipolavo i suoni utilizzando la sintesi in modulazione di frequenza, la sintesi sottrattiva, i campionamenti; sovraincidevo su un vecchio registratore stereo a bobine di mio padre, staccando i cavi della testina di cancellazione, ottenendo overdubbing senza la possibilità di "undo"! Non potevo sbagliare! Sperimentavo arrangiamenti e registrazioni di provini utilizzando mezzi davvero improbabili. Erano gli esordi del midi e delle prime tastiere con il controllo della dinamica. Dopo qualche anno, ho vinto una borsa di studio per la "Scuola di Alto Perfezionamento di Saluzzo" aggiudicandomi uno dei 30 posti a disposizione. Qui ho consolidato le esperienze che già avevo fatto ed ho potuto confrontarmi con musicisti professionisti come Gianni Nocenzi, Giampiero Gazzani, Elio Rivagli, Corrado Buffa, specializzandomi in quella che viene definita "produzione discografica". Ricordo in particolare che alla prima lezione con Gazzani gli feci sentire una mia incisione di un mio brano nel quale una corposa sezione di fiati fraseggiava con grande agilità e, solo dopo aver discusso l'arrangiamento da un punto di vista armonico, gli confessai che i fiati erano "virtuali". Non se ne era accorto! Con i mezzi di oggi  la fantasia non ha più limiti.

SA: Quanta improvvisazione nella vostra ricerca e composizione?
ARIE: Non molta. Avendo lavorato su melodie esistenti e dato l'obiettivo che ci siamo preposti, non ci è consentito smontare le strutture dei canti. Molto spazio invece abbiamo dedicato all'aspetto interpretativo sia vocalmente che da un punto di vista sonoro nell'insieme.

SA: Voi e il pubblico: Arie di Sicilia nei tours...
ARIE: Sentiamo l'attenzione del pubblico in modo veramente intenso. Ogni singola nota pesa come un macigno, soprattutto nei brani in cui gli arrangiamenti sono davvero minimali ed essenziali. Il pubblico si emoziona e questa energia ci arriva immediatamente. Alla fine di alcuni brani si viene sempre a creare il silenzio più totale, come a desiderare ancora le emozioni appena vissute; l'applauso che ne consegue è uno sprigionare di energia che ci stupisce, ci commuove e ci carica ulteriormente.
Abbiamo riscontrato con grande emozione, sia da filmati che da dirette testimonianze, che buona parte del pubblico arriva a commuoversi fino alle lacrime. Mentre lavoravamo alla produzione del disco pensavamo che saremmo stati gli unici a provare queste sensazioni. È bellissimo rivederle nei volti degli spettatori e riviverle insieme a loro durante la performance.

SA: Quali prossimi progetti nel 2011...
ARIE: Stiamo lavorando al secondo disco dove inseriremo anche quei brani che già eseguiamo dal vivo ma che non sono presenti nel CD "Arie di Sicilia".
Dedichiamo molto tempo alla ricerca di frammenti e canti che ci stimolino altre forti sensazioni.
Stiamo definendo le date per il tour augurandoci di oltrepassare i confini europei. Alcuni festival ci hanno già contattato.
Siamo fiduciosi!

SA: C'è qualche etichetta discografica o musicista con il quale vorreste lavorare per il prossimo album?
ARIE: Il nostro sogno sarebbe quello di avere a fianco Peter Gabriel, Bobby Mc Ferrin e David Sylvian. Pensa che divertimento!!!

SA: Ci suggerireste qualche album per meglio approcciarci a voi?

ARIE: Ancora una volta non riusciamo a darti una risposta secca.
Se avessimo ascoltato lavori di questo tipo, probabilmente non avremmo sentito l'esigenza di farlo. Il fatto di non avere dei riferimenti in merito, ad un primo ascolto, forse, può anche disorientare, soprattutto chi è siciliano. Liberandosi da pregiudizi o sovrastrutture si riesce a farsi trasportare in un mondo sconosciuto, intenso ed emozionante.
Un nostro amico musicista ha definito questo lavoro "uno spartiacque tra la musica popolare che fino ad oggi è stata fatta e quella che verrà in futuro".

SA: Il posto in cui vivete... In generale...
ARIE: Noi viviamo a Monreale, uno dei siti storico-culturali più importanti della Sicilia. Il suo Duomo, eretto intorno al 1180, richiama ogni giorno migliaia di turisti, così quando camminiamo per le vie del paese, ci sembra di essere turisti anche noi. All'ombra del Duomo vivono poi tante altre meraviglie architettoniche e paesaggistiche. È un posto meraviglioso ed è per questo che rimaniamo qui, nonostante lavorativamente non ci aiuti affatto. C'è un pane buonissimo, le panelle, lo sfincione, la caponata, la Taverna del Pavone... insomma, si mangia troppo bene per trasferirsi in qualsiasi altra parte del mondo. E poi il sole, il mare, il cielo, le montagne, le pianure... Tutta la Sicilia è così! Non c'è posto più bello della Sicilia per vivere e moltiplicarsi!

SA: Cosa pensate dell'attuale scena musicale di oggi... In generale.
ARIE: Il panorama musicale odierno è talmente ricco che c'è musica per tutti i gusti. Diventa, però, difficile orientarsi e riuscire a trovare quello che più aggrada, soprattutto considerando il fatto che a guidare il mercato sono, oggi, le cosiddette Major che strizzano l'occhio a quelli che potrebbero essere definiti "prodotti   kleenex", cioè usa e getta, cioè una stagione e via, cioè una hit e basta, cioè "frii e mancia". Basta accendere la radio (almeno da noi, in Italia) per rendersi conto dell'imposizione che viene effettuata: ogni radio trasmette sempre gli stessi brani e sempre delle stesse persone, almeno per un certo periodo di tempo. Una volta trascorso questo certo periodo di tempo, le stesse Major sostituiscono i "vecchi" prodotti e/o artisti con quelli "nuovi e freschi", sempre per un certo periodo di tempo. Questo naturalmente danneggia le etichette indipendenti o le auto- produzioni che per "venire allo scoperto" devono faticare molto di più e molto spesso non ci riescono o hanno bisogno del cosiddetto "calcio in c...".  Spesso accade che molti validi artisti, una volta sotto contratto delle multinazionali, vengano orientati verso una brutale commercializzazione delle loro idee, scadendo in progetti senza "carattere".
Comunque, esistono un'infinità di "prodotti" eccellenti e tu, Marc, ne sai qualcosa! Bisogna soltanto cercali (e non sempre è facile), ma, se non ci si accontenta di quello che passa il convento, si possono scoprire mondi nuovi ed inaspettati. Basta leggere Succo!!!

SA: E di come vanno le cose oggi in Italia?

ARIE: In Italia questo meccanismo si eleva all'ennesima potenza.
Abbiamo contattato parecchie radio italiane, tra cui quelle della Rai Servizio Pubblico, e non abbiamo ricevuto mai neanche una risposta. In compenso, siamo stati inseriti da Ian Anderson (Jethro Tull) nella playlist di settembre 2010 della sua radio on-line (fRoots Radio). BBC Radio 3 ci ha contattato per chiederci delle copie del disco per mandare in radio alcuni brani, nel programma condotto da Fiona Talkington, Late Junction.
Nessuno è profeta in Patria o la Patria i suoi profeti preferisce farli scappare? L'Italia sta vivendo un brutto periodo buio, in cui la cultura, per comodità del Potere, è meglio che taccia e che parli invece la cieca ignoranza, madre del malessere di tutta la nazione. È così in tutti i settori dell'arte e non solo.
Per questo motivo, ogni persona in più che verrà a conoscenza del nostro progetto ci renderà felici ed orgogliosi del nostro lavoro e saremo ancora più contenti e soddisfatti se questa persona lo apprezzerà e tenterà di diffonderlo perché gli comunica qualcosa che sente di dovere condividere.

SA: Volete dir qualcosa ai lettori di SuccoAcido?
ARIE: Invitiamo i lettori di SuccoAcido a visitare il nostro sito internet www.ariedisicilia.org per ascoltare quello che facciamo e capire meglio quello che a parole non si può spiegare.
E poi... diffondete e sostenete Succo e le iniziative che porta avanti!

SA: I vostri piatti preferiti...?
OC: Gnocchi di patate (rigorosamente fatti in casa, o da me o da mia madre), coniglio in agrodolce e trippa al forno con le verdure. Ummhhh... ho l'acquolina...
MC: Spaghetti alle vongole e pane con l'olio, quello di Monreale fatto nel forno a legna (il pane).
OC: Pure io il pane con l'olio... yuuuhhh... bello caldo...

 


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Copyright in Italy and abroad is held by the publisher Edizioni De Dieux or by freelance contributors. Edizioni De Dieux does not necessarily share the views expressed from respective contributors.

Bibliography, links, notes:

pen: Marc De Dieux

links:

http://www.ariedisicilia.org
http://www.facebook.com/pages/Arie-di-Sicilia/144424285589912
http://www.myspace.com/ariedisicilia

 
 
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