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Music - CD Reviews - Review | by SuccoAcido in Music - CD Reviews on 01/03/2003 - Comments (0)
 
 
 
Sux!, Sylvain Chauveau, Tarwater, The Double, The Juniper Band, The Microphones, Thundercrack, Tonne +Hakan Libdo+Scanner+ Si-Cut.Db, Three Second Kiss, Turk 182, Vanillina, Xavier Garcia/Gianni Gebbia/Nils Wogram, Zonaplayd.

Sux!, Sylvain Chauveau, Tarwater, The Double, The Juniper Band, The Microphones, Thundercrack, Tonne +Hakan Libdo+Scanner+ Si-Cut.Db, Three Second Kiss, Turk 182, Vanillina, Xavier Garcia/Gianni Gebbia/Nils Wogram, Zonaplayd.

 
 

SUX! / Lucido / Santeria-Audioglobe

Questo "Lucido" è il coronamento di una carriera piuttosto lunga e ricca di soddisfazioni per questa sana, onesta band. Personalmente mi sento piuttosto appagato perché questo cd è tutto quello che il rock dovrebbe essere: un genere antico, sempre uguale a se stesso, ma capace a volte di regalare sano divertimento tutto pelle ed emotività. I testi sono rock, ovvero arrabbiati al punto giusto, come gli adolescenti sanno essere (e non ha alcuna importanza il fatto che i Sux adolescenti non lo siano più da un pezzo). Il r'n'r ha la capacità di fermare il tempo per chi lo suona: forever young, no? E quindi giù con le critiche alla TV, sangue e urina nella sporca città, vogliamo essere liberi, non numeri ecc... I sux sono la perfetta via di mezzo tra le derive intellettualoidi di certe band italiche e la cazzonaggine più becera (birra, riffone, batteria che pesta duro, basso in evidenza). Come direbbero su "Musica" di Repubblica: ti fanno ballare e pensare... e sticazzi!

Fanfarello

SYLVAIN CHAUVEAU/Un Autre Dècember/Fat Cat

Un Autre Dècembre è il terzo album solista per Sylvain Chauveau, inquieto ed autodidatta francese visto all’opera anche nei Micro:Mega (con Frederic Lumeau) e negli Arca (col suo tecnico del suono Joan Cambon). Nella sua prima uscita su Fat Cat Sylvain continua un processo musicale intrapreso nel 2000 con Le Livre Noir Du Capitalism, e proseguito l’anno dopo in Nocturne Impalpabile, lavori dove l’elettronica disturbata di Fennesz s’incontrava con le partiture di Satie e Debussy. Nelle brevi composizioni di Chaveau si respira un’aria sofferta, le melodie sono sottilissime e impalpabili, più che note per le orecchie queste sono note per il nostro io più profondo, aliene in certi casi, o comunque magicamente fuori da ogni area temporale. E’ musica che va ascoltata come incentivo per una riflessione, un viaggio dentro se stessi senza biglietto di ritorno, proprio come certa ambient ci ha insegnato (inevitabili riferimenti vanno alla musica per aeroporti di Eno). Parlare di una singola canzone mi risulta difficile, potrei citare la dilatata "Mineral", ma poi farei un torto all’altrettanto seducente "Sous Tes Yeux Probablement". La magia di Un Autre Dècembre stà nell’essere intenso in poco meno di mezz’ora, è musica purificatrice, uno spaccato d’autunno per un’estate ormai in arrivo…

Gianni Avella

TARWATER / Dwellers On The Threshold / Kitty-Yo

I berlinesi Tarwater vanno considerati dei grandi interpreti della contemporaneità in musica, poiché nei loro lavori riescono a fondere avanguardia artistica (vedi le colonne sonore per cortometraggi e per spettacoli teatrali), rispetto della tradizione, spirito di ricerca e – consentitemi questo apparente controsenso – sofisticata fruibilità pop. Ecco quindi che in "Dwellers on the threshold" incontriamo momenti filmici ("Imperator victus"), reminiscenze kraute (la voce robotica di Ronald Lippock in "Tesla"), elettronica colta contaminata con strumenti suonati (le percussioni del ghanese Nicholas Addo-Nettey in "1985", "Phin" e "Dogs and light tents") e poi due canzoni a dir poco meravigliose: "Miracle of love" è una riuscita cover di un brano degli Swans del 1990, mentre "Now" - puro trip-hop teutonico da fare invidia a tanti colleghi bristoliani e londinesi - rappresenta per questo "Dwellers on the threshold" ciò che Noon" era per "Animals, suns & atoms". E con "Diver" e "Be late" c’è spazio anche per due suggestivi scorci bucolici in versione digitale: un altro mondo verde, direbbe Brian Eno.

Guido Gambacorta

THE DOUBLE / Loose Crochet / 54°40' Or Fight!

Disco di una reale semplicità, inaudita. E' l'idea che più si avvicina nella mia mente ad una forma di musique concrete svicolante, ovviamente, da appartenenza categoriale e codici patrii... Questo duo from Brooklyn, NY, si avvale soltanto di chitarra voce e batteria. David Greenhill e Jeff McLeod scrivono la loro musica indagando possibilità e limiti, qui sempre più respinti oltre il consueto, di una ovvia carenza sonora... Se in questi anni il cadavere del Rock è stato saccheggiato dalle larve della scarnificazione, della autolimitazione in fase di postproduzione, i The Double, al loro debutto, esemplificano quasi didascalicamente questa vena minimalintimista... Costituendone forse il glorioso epitaffio. Folk dimesso, in cui la matrice southern, che reca fantasmi Vedderiani, ci espone un sincretismo epocale... Storm and Stress, Cat Power, Two Dollar Guitar... Ma anche US Maple e Rashied Ali. Chicago stenta a trasfigurarsi, ma il calore che proviene da questo sound ostentatamente garage ti prende allo stomaco, e chi è cresciuto con la musica americana, quella profondamente antiretorica e sovversiva vi troverà riparo.

Joele Valenti

THE JUNIPER BAND / Secrets Of Summer / Suiteside

Rock invasivo, autunnale e un po' gotico. "Secrets of summer" è l'ultimo lavoro dei bolognesi Juniper Band, dopo l'EP …Of Debris And Daylong Dreams, sempre sotto l'egida della Suiteside. Si alternano alchimie chitarristiche e riff ossessivi senza lasciare nulla al caso. Un susseguirsi di sonorità che giocano fra il pieno e il vuoto, da mozzare il fiato, fra echi noise e risonanze acustiche. Ingredienti perfetti per tessere l'atmosfera magica e decadente che a tratti si respira. Poeti maledetti e un po' beffardi, i Juniper cercano segreti fra le pieghe di malinconici ricordi, in tormentati arpeggi ed esplosioni graffianti di rabbia - gli enfatici inserimenti di pianoforte di "A Tale Of Holy Devotion". Nella rarefazione del tempo che scandisce ogni pezzo - ora in modo convulso ora in modo più pacato - la dimensione intimista sembra caratterizzare anche la sequenza dei brani: una ricerca interiore che si nutre di colleriche frustrazioni e di pacifici approdi, rintracciabili anche nella intensa emotività del cantato. In questa "dark side of the moon", innegabile il riferimento ai Pink Floyd, il lato oscuro della musica lascia intravedere luci; sono quelle di "Lights from a bar", in un incalzare struggente e ossessivo di intrecci chitarristici. Fra sospensioni emozionali e virtuosismi sonori, l'unica pecca di "Secret of Summer" è forse in alcuni passaggi la poca originalità. Ma nel complesso l'ultimo lavoro dei Juniper Band ci guida in un viaggio irrinunciabile, carico di pathos e di oniriche suggestioni.

Danila Giardina

THE MICROPHONES / Mount Eerie / Song Island-K Recs

I Microphones sono la band privata del signor Phil Elvrum, questo cd raccoglie anni di capricciose canzoni domestiche finora sparpagliate su vari singoli e tape compilations. Siamo decisamente sopra la media dell'insopportabile cantautorato post-folk e pop-rock che ha intossicato gli anni 90 con decine di prodotti fotocopia ad alto tasso di noia. La voce è rinunciataria e strascicata, come impone il dogma del genere, però ci sono parecchie interessanti intuizioni musicali, il tutto somiglia ad un disfatto pasticcio di batterie elettroniche provenienti dagli anni 80, disperati collage domestici, chitarre prese chissà dove. Song Island è un incubo, l'incubo che può fare chiunque abbia l'ardire di cadere in catalessi (pratica assai pericolosa). I 60 che si sovrappongono ai 90, i 70 che abbracciano gli 80: il folk, i ciccone youth, cat stevens e cat power e poi lampi, tuoni, rumori. Potrebbe essere il mio disco ideale per certi versi se la voce non fosse così ostentatamente pallosa. E' come se la musica fosse inconscio e il canto super-io.

Fanfarello

THE MICROPHONES / Mount Eerie / Song Island-K Recs

Lasciatosi alle spalle l’avventura Old Time Relijun e proveniente da quel piccolo capolavoro "The Glow, Pt 2 ritorna Phil Elvrum. A pochi mesi di distanza dalla raccolta di memorabilia Song Islands il buon Phil pubblica, se non il suo miglior lavoro, quello più caleidoscopico. Mount Eerie inizia più disorientante che mai: le ovattate percussioni di "The Sun" partono in sordina, il ritmo man mano cresce, sembra una danza tribale di qualche tribù amazzonica, ti aspetti che il pezzo continui di questo passo, ma, verso il decimo minuto appare indolente la dolce voce di Phil, e come d’incanto il trialismo diventa una ballata in pieno stile Microphones, tutta disordinata, un equilibrio precario fatto di fiati, inquieta stabilità, pura musica per la mente. In "Solar System" le sensazioni si placano, il tutto diventa rassicurante, quasi un innaturale mondo parallelo dopo la tempesta precedente, una meraviglia per chitarra, batteria e …La sua voce. La prima delle due "Universe" inizia ingannevolmente dolce, questa volta Phil duetta con una soave voce femminile (Mirah?), l’andatura sembra "normale", ma eccoti spuntare un coro simil canto gregoriano, l’aria diventa di nuovo aliena, quasi come un Tim Buckley in pieno trip "Lorca", il pezzo scivola via sfumando per poi incontrarsi con la title track, altro esperimento sonoro spiazzante, uno stranissimo folk deviato prima percussivo e poi dimesso, immaginabile da un Beck che, senza nessun avvertimento, ritorna alla corte di Calvin Johnson. Il cammino sta terminando, rimane l’altra "Universe", che non ha nulla a che fare con la precedente, divini cori pagani ci (ti) assalgono e come per magia sembra di…navigare le stelle… Il viaggio è finito, il signor Microphones dopo questo Mount Eerie si conferma autore totale, genio e sregolatezza per il terzo millennio. Phil Elvrum, un cantore con un "cuor di bue" grande cosi!

Gianni Avella

THE MICROPHONES / Mount Eerie / Song Island-K Recs

Ed eccolo il capolavoro personale della saga dell'Elvrum cantautore/produttore. Non solo e non più batterista di Arryngton de Dionisio in Old Time Relijun, non pago di avere sfiorato il capolavoro con quella perla di The Glow pt.2 e con la produzione di uno dei dischi più sottovalutati del 2002, Reference Committee di Mirah, il nostro si è involato verso gli spazi cosmici - santo liceo, ricordate l'Epicuro descritto da Lucrezio? - e ci ha riportato indietro il disco del monte Eerie. Phil racconta di aver immaginato una luce in mezzo ad una grande montagna oscura - a qualcuno verrà in mente Cancroregina di Landolfi - si è arrampicato sulla montagna, è morto, dopodichè ha registrato Mt Eerie, concept album dal sapore cosmico e fisico. Se avete amato gli Oneida di Anthem of the Moon (penso ad un pezzo come Almagest) questo è il disco che fa per voi. Folk cosmico, si potrebbe definire? ma sì e nient'altro, come se invece di Strauss la colonna sonora di 2001 a Space Odissey l'avesse realizzata Sid Barrett. E poi... esperimenti percussivi da fare invidia ai Can, folate psichedeliche per le quali i Supreme Dicks andrebbero pazzi, cori metafisici ad elevarci al di lì di ogni cosa. Questo ragazzo ha smesso di ri-formulare la formula già sformata del lo-fi e ad overdosi di personalità ha costruito uno dei dischi più belli, visionari e originali degli ultimi tempi. Nient'altro da dire, ascoltare per credere.

BakuniM

THUNDERCRACK / The Crack / Estrus

Come ogni gruppo punk-blues che si rispetti, i Thundercrack si presentano con una line-up ridotta all’essenziale: due chitarre (Nick Normal e Stanley Roadrunner) e una batteria (Jay Automatic). Per la verità, ci sono pure un organo, un piano e un sintetizzatore, ma solo per arricchire un suono concepito nella sua essenza come minimale, rudimentale e selvaggio, dall’esplicita estetica lo-fi. I primi che vengono in mente, ascoltando i Thundercrack, sono gli Oblivians: lo-fi punk-blues rivestito da un approccio noise/garage primitivo e devastante. Anche con questo The crack, il secondo album della band targato Estrus, i Thundercrack confermano quanto di buono e promettente era espresso dal disco di esordio. Si parte con i riverberi noise/garage della distorta e deragliante Intro e con i sussulti rhythm&blues/soul/punk in stile Dirtbombs di Cheap cosmetics. Si passa poi alla danza tribale di Big fat lady, al perfetto stomp-blues di Es 125, una delle tracce migliori dell’album. I Thundercrack si divertono poi a suonare magistrale garage-punk in pezzi adrenalinici come Get my money back, Fighting weight e Try by train, e qui sono talmente simili agli Oblivians da confondersi con gli originali. Fallin’ of the log è un blues destrutturato alla maniera dei Pussy Galore, mentre in Mature woman i Thundercrack liberano tutta la loro ossessiva e dissonante energia. L’album si chiude col blues scarnificato, ridotto all’osso di Hide my head in the sand e Old time Kentucky. Non c’era modo migliore, da parte dei Thundercrack, per onorare le radici immortali della musica rock. E noi, amanti di questa musica, ringraziamo ancora una volta.

Gabriele Barone

TONNE +HAKAN LIBDO+SCANNER+ SI-CUT.DB / Soundtoy 2 X 12 [ V.1] / Bip-Hop

Otto tracce ben diversificate colme di eco e di flussi di frequenze disparati e un’altra discreta realizzazione di un giochetto concettuale interessante che portano il marchio Bip-Hop. In sintesi: Tonne mette a disposizione di alcuni suoi collaboratori (tra gli altri Scanner con cui ha prodotto il consigliabilissimo, anche a chi magari non frequenta abitualmente questi territori elettronici e magari si ritiene un po’ scettico, Sound polaroids che è per davvero un'opera talmente suggestiva pur rimanendo documentaria sulle città reali e visibili da attrarre anche l’attenzione degli estranei a questi suoni) e di altri artisti del giro dell’etichetta (Si-cut.Db fa parte del progetto Tennis; Hakan Libdo ha lavorato con Fatboy slim ed ha pubblicato per etichette del calibro della Mille Plateaux) un piccolo software di sua invenzione, il Soundtoy appunto, che credo sia ancora a disposizione, presso il sito della Bip hop, di chiunque voglia provarlo cimentandosi con le proprie capacità, magari paragonandosi agli artisti che qui fanno sfoggio delle loro possibilità compositive. Otto tracce quindi due a testa per ogni artista coinvolto, più naturalmente due dello stesso Tonne. Il lavoro risulta talmente vario e ben prodotto da interessare l’ascoltatore fino a invogliarlo ad utilizzare il software per (far) vedere di cosa è capace…I nomi che hanno partecipato a tale produzione comunque possono costituire una garanzia, come garanzia può costituire anche il loro lavoro in qualità di artisti visuali non proprio usuali. Il disco ha sicuramente un’ aria di esperimento e di divertimento, una prova scherzosa, di certo non un lavoro definitivo e approfonditissimo, ma è comunque un bel sentire e una bella sfida a partecipare al mondo di suono in questione. Con queste piccole operazioni concettuali si sta andando pian piano oltre il semplice fare musica, pur essendo comunque una musica frutto di avanzate tecnologie e di menti futuribili che tengono loro testa.

Giovanni Vernucci

TURK 182 / Clubbastardo! / Subcasotto

E' sempre bello quando nasce un nuova etichetta, è una cosa che si dice anche nelle edicole TV quando nasce una nuova testata: diamo il benvenuto a "Il riformista", giornale che fa riferimento alla corrente di Massimo D'alema. In questo caso io dovrei dire: che sia benvenuta Subcasotto. Ma a cosa fa riferimento Subcasotto? Ascoltando questo cd mi verrebbe da dire al conservatorismo manierista ultima maniera: perfetta imitazione di forme musicali ben consolidate, in questo caso hard rock psichedelico in puro stile Kyuss (il riferimento a questa blasonata band è onestamente dichiarato nella velina). Insomma non c'è nessuna traccia di personalità propria, neppure a cercarla con il lanternino. La voce in eterno simil-falsetto è irritante da morire, la registrazione ben pompata. Insomma un mediocre copiato.

Fanfarello

VANILLINA / Sagome / Latlantide

Imbarazzante: non mi viene in mente altro aggettivo per descrivere il nulla su CD. Soldi buttati via, ore spese a comporre e registare per mettere su supporto digitale 4 canzoni che non esistono. Non posso paragonarli a niente, davvero. Che è? Rock? Pop? Mah! Io ascolto e riascolto e sento qualche lontana chitarra distorta e una voce senza alcuna personalità che dice delle parole sopra. Ma chi ha avuto l'idea di pubblicare questa roba? Visto che proprio non so come andare avanti vi faccio un collage della loro velina: "nel panorama rock italiano impressionante successo critica pubblico mucchio selvaggio rockerilla grunge noise punk suonare migliori club penisola con affermate band Giardini di Mirò"

Fanfarello

XAVIER GARCIA-GIANNI GEBBIA-NILS WOGRAM / Pronto! / Intakt 2002

confronto con

FABRICE CHARLES-MICHEL DONEDA-GUNTER MULLER / >Direct Chamber / 33revpermi 2002

----- Original Message -----

From: Calandrino

To: Gianni Gebbia

Sent: Wednesday, December 18, 2002 2:53 PM

Subject: tra i 2 un punto nivuru giocabile

Caro Gianni ho trovato un'anomala via esplicativa per parlarti di "pronto!", e l'ho trovata stamattina studiando ecologia microbica e ascoltando un lavoro ALTRO, risultante come un "Abele" del tuo/vostro album. trattasi di " > DIRECT CHAMBER" della 33revpermi (2002) in cui s'esprimono: Fabrice Charles, Michel Doneda, Gunter Muller. guarda caso, anzi sarebbe meglio [-ascolta caso-], l'album è anch'esso del 2002 e i musicisti suonano le stesse strument'azioni di "pronto!".con una lieve differenza d'ancia (che ti rivelo con i fonts MAIUSCOLI in sottostante rigo).

F. Charles: trombone

M.Doneda: SOPRANO sax e sopranino

G.Muller: electronique

La similitudine o metafora con i due fratelli "Caino" (pronto!) e "Abele" (>direct chamber) mi è sorta così nella medesima casualità dell'accomunanza natami fra i 2 Cd. Trovando una sempre più forte essenza stilistica METAFORAcea. Noto nel vostro lavoro un'anima + aperta alla storia nel comporre istantaneamente. Una voglia, ben materializzata, di riprendere discorsi già conosciuti e intrapresi in certe storiche azioni da (come nota il libretto) ayler (ma di certo non il primo ma cuello, aimè, più vicino già alla morte), George Lewis, azzardando anche l'art ensemble of chicago....insomma si tocca molto ma molto la "NEW THING" addizionata da certe de3zze odierne, des3zze conferite soprattutto dal modo molto esplicito d'intervenire di Xavier Garcia a differenza di Muller. ">DIRECT CHAMBER" è certo + monotono, ma più interiore. Un karma essenzialmente nordico, mistico, puro=>Abele appunto. A differenza di "pronto!" che fa respirare una gioia mediterranea, solare e perciò per mio punto di vista + traditrice + malandrina =>Caino appunto. Capisco che può risultarti una troiana modalità di parlare di un album, andando ad attaccare un lavoro altro. Credo comuncue di averti fatto ben capire, tra il telefono e tali e-scripte, i miei + profondi effusi. Con stima da dito.

Francesco Calandrino

ZONAPLAYD / Come Un Giorno Da Passare /

Ecco una cosa che il vostro Fanfarello gradisce: un promo con una sola canzone, così lo recensisco in fretta e posso andare a mangiare. Niente paura prima di andare a cucinare l'agnello ve ne parlo (a proposito: ricordate di usare il vino bianco per la marinata, non quello rosso che vi macchia le patate).Beh è simpatica questa allegra canzoncina, una bel poppettone senza uovo, ah no quello è il polpettone. No davvero, mi piace, è una roba che si può ballare, cantare, un po' Max Gazzè, un po' altri cantanti pop italiani...e dai che ne sono tanti, mica posso dire tutto io! La voce non è per niente male, anzi...si si, davvero grazioso, presto saranno popstar.

Fanfarello

 


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