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Music - Musicians - Interview | by SuccoAcido in Music - Musicians on 01/01/2002 - Comments (0)
 
 
 
Anatrofobia

Abbiamo incontrato gli ANATROFOBIA, per chi scrive una delle più interessanti realtà musicali indipendenti italiane degli ultimi anni, al termine del loro live-act palermitano nello scorso mese di ottobre. Sono “costretto”, in quanto promoter della serata, a fare qualche piccola considerazione a mò di premessa, che, forse, esula un po’ dal discorso strettamente legato al gruppo in questione, ma che mi sembra necessaria per fare il punto della situazione sulla musica “di ricerca” nella nostra città. Ovvero: se a Palermo abbiamo tra i migliori musicisti in questo campo, se abbiamo pubblicazioni (Succo stesso…) che trattano l’argomento, se ci sono pure degli eventi (o forse è meglio dire che ci sono stati…), come mai gli ANATROFOBIA li vengono a sentire una sessantina di persone? Forse che la musica “di ricerca” è un riempitivo orale per pseudo-intellettuali? O forse si opera un distinguo tra “ricerca alta” e “ricerca underground”? Chi è addentro le segrete stanze e conosce i meandri in tale ambito è invitato al certamen…Ma veniamo ai nostri: autori di un imprevedibile “crossover” stilistico che attraversa sonorità legate tanto alla scuola post-rock di Chicago, quanto alle deviazioni jazzistiche che trovano in John Zorn il loro massimo ispiratore, gli ANATROFOBIA non disdegnano sprazzi improvvisativi, pur essendo la scrittura elemento imprescindibile del loro creare. Bisogna inoltre aggiungere che ci siamo trovati davanti a delle persone ottime umanamente parlando (traduco: non se la tirano per niente…) e di un'apertura di vedute musicali difficilmente riscontrabili nel comune jazzofilo. Non è un caso, infatti, che escano per la Wallace Records del valente Mirko Spino. Per non parlare poi delle t-shirt indossate da Ale Cartolari… Nati nel 1990 nel Canavese, tranquilla provincia poco al di fuori di Torino, hanno già all’attivo 4 CD e recensioni entusiastiche sulle principali testate italiane, oltre a poter vantare l’encomio dell’autorevolissima rivista All About Jazz quale miglior gruppo italiano della stagione 2000. Discografia: - Frammenti di durata, 1997; - Sbim Sbam, 1998; - Ruote che girano a vuoto, 1999; - Uno scoiattolo in mezzo ad una autostrada, 2001. Formazione: Andrea Biondello (batteria), Alessandro Cartolari (sax alto, campionatore, effetti, cd player), Luca Cartolari (basso), Marco Simeoni (sax tenore, flauti), Gianni Trovero (tromba) ed il Signor K. E adesso mettetevi comodi e beccatevi queste 8 domande 8 agli “anatroccoli”

 
 

F: Uno dei nostri principali argomenti di discussione è stato il presunto "conflitto" tra musica di ricerca (colta?) e musica pop-rock, anche "indipendente", soprattutto riguardo la sua fruizione. Premesso che, già di per sé, la fruizione attraverso i dischi costituisce un fenomeno di nicchia, è chiaro che si faceva più che altro riferimento alla musica dal vivo: dopo anni di esperienza "live" come vedete questa situazione? Ci sono delle evoluzioni o continuano a guardarvi come strani animali?

L: Direi che ci sono evoluzioni. Pian piano stiamo conquistandoci un piccolo pubblico (mediamente 60 persone a concerto). Stiamo parlando di piccoli numeri ovviamente, ma siamo soddisfatti. Molto. Sempre meno ci capita di essere guardati come strani animali. Del resto anche i grandi nomi della musica "rigorosa" (e che sfugge alle etichette) non è che riempiano gli stadi!

F: Il vostro principale intento sarebbe (cito testualmente) "unire improvvisazione e scrittura". L'impressione che, comunque, anche le parti scritte siano figlie di studio personale, certo, ma sempre basate su di un'attitudine improvvisativa, genera la seguente domanda: non vi sentite in contraddizione ad esibirvi con gli spartiti sul leggìo....?

L: No, non ci sentiamo in contraddizione. Tutt'altro. Innanzi tutto esistono esigenze pratiche.Tutto ciò che non verrebbe letto dovrebbe essere ricordato a memoria. Con ovvia dispersione di energie. Nessuno di noi è interessato a ricordarsi a memoria ciò che può essere semplicemente letto. La scrittura/lettura è dunque una necessità pratica. Ci sono poi considerazioni teoriche, ancora più importanti e per noi decisive. La maggior parte dei nostri brani sono innanzitutto pensati, quindi scritti, imparati e infine improvvisati. Ad esempio questa è la genesi di un brano come "La torta". Il brano non nasce da una jam improvvisativa, ma da mesi (!!) di composizione e studio. L'improvvisazione è alla fine del processo creativo. Quasi mai all'inizio. Nella nostra musica l'improvvisazione (cosi come la forte libertà interpretativa) sono il soffio che infonde vita ad un organismo musicale pre-esistente. Certamente la nostra musica scritta può e deve essere letta in maniera personale e vitale dal gruppo, ma il testo scritto è un punto di partenza imprescindibile. Nel nostro testo c'è molto da interpretare, tirare fuori, far proprio. Ma il testo c'è e deve essere rispettato. Mai contraddetto. La scrittura per noi è la forma visibile dell'amore per una sempre maggior "consapevolezza musicale". Via infinita e mai raggiungibile. La via non è da subordinare al risultato. Il mezzo non è neutrale, ma portatore di significato. Non ci interessa alcun tipo di improvvisazione che non aspiri a diventare consapevole. L'improvvisazione anch'essa può essere su regole ("John Chowning e le regole del caso"). Insomma non c'è libertà se non nella consapevolezza. L'improvvisazione se non è rigorosa cade nel tick, nella macchietta, nel bluff.... E noi cerchiamo il più possibile di non bluffare. Il bluff nell'improvvisazione è sempre dietro l'angolo: cosi avere dei vincoli può portare paradossalmente a maggiore libertà. D'altra parte riteniamo che per un gruppo di musica di estrazione popolare come il nostro, l'improvvisazione sia fondamentale per la riuscita emotiva del brano. Interpretazione ed improvvisazione si devono quindi sorreggere a vicenda. Le modalità di questa unione possono essere molteplici. Nello stesso tempo ci possono essere parti scritte (addirittura programmate) e parti improvvisate ("FF1"). Un evento sonoro può essere definito-scritto per un suo parametro (es. altezza di una nota), ma libero-improvvisato per un altro (es. durata di una nota). Una parte scritta può seguire ad una parte improvvisata (es. il finale di "5 sedie vecchie"). La scrittura può limitarsi a definire delle forme che devono essere riempite da eventi improvvisati ("Uno scoiattolo in mezzo ad un'autostrada")...ecc...Ora però è meglio passare alla tua prossima domanda, prima di cadere in un vortice filosofico da cui difficilmente potremmo riprenderci.

F: "Non ho nulla dire, lo sto dicendo e questa è poesia". Potreste commentare questa celebre affermazione di John Cage?

L: Eccoci nel vortice filosofico...!!! La frase che ci hai citato mi fa venire in mente il pensiero di Wittgenstein, che come sai, ci sta particolarmente a cuore. La frase è una sorta di paradosso....Dico che non ho nulla da dire...Che cosa si vuole comunicare con questa frase? Non tanto il suo contenuto, che è appunto contraddittorio, ma piuttosto uno stato d'animo. Nel libretto di "ruote che girano a vuoto" riportavamo proprio una frase simile di Wittgenstein: "V'è davvero dell'ineffabile. Esso mostra sé, è il mistico". L'ineffabile è "il non ho nulla da dire, ma lo dico", di Cage. L'ineffabile è il cuore dell'arte e in particolare della musica. Occorre fare attenzione nel parlare di musica, perché si rischia di andare oltre i limiti espressivi del nostro povero linguaggio. La musica può essere descritta oggettivamente solo nel suo aspetto tecnico/fenomenologico/culturale. Altrimenti ciò che si fa è appunto "poesia", si esprime un parere soggettivo: spesso si dice ciò che non dovrebbe essere detto, ma appunto ascoltato. La musica del resto non dice altro che se stessa. Non sono d'accordo con quelli che straparlano di sentimenti, riferendosi alla musica. La musica non esprime nulla, semplicemente si mostra.

F: Mi direste, secondo voi, quali sono i personaggi della musica di ricerca (in tutti i campi...jazz, contemporanea, impro...) che più hanno influenzato il mondo del mainstream? ...e viceversa?

L: Continuiamo con le domande semplici, eh? La maggior parte della musica pop/rock è musica tonale. Quindi trae spunto anche dai grandi compositori tonali del passato, oltre che ovviamente da forme di musica afro-americana. Il jazz mainstream in particolare è figlio dell'avanguardia bop degli anni 40-50: C.Parker, D.Gillespie..., ma anche dell'impressionismo musicale (Debussy…). Insomma anche ciò che ora è mainstream è figlio di una qualche avanguardia passata, se, ovviamente, per avanguardia intendiamo ogni movimento che abbia introdotto novità nel linguaggio musicale.

F: Vi sentite vicini a qualche realtà musicale italiana in particolare, ammesso e non concesso che, al giorno d'oggi il concetto di "scena" sembra essere divenuto obsoleto o circoscritto alla musica "di genere"?

A: Ci sentiamo molto vicini a tutti coloro che con rigore e personalità si impegnano a suonare la propria musica.

F: Ma ... dischi ne vendete?

A: Durante i concerti vendiamo un buon numero di Cd, per il resto dovresti chiedere a Wallace e Audioglobe, ma penso che comunque da questo punto di vista non gli abbiamo cambiato la vita!

F: Qual'è il progetto più assurdo al quale avete pensato, ma che, vuoi per ragioni oggettive vuoi per impedimenti personali, non riuscirete mai a mettere in atto (...anche non strettamente musicale)?

L: Non saprei... Comunque sicuramente non giocheremo mai a calcio con Maradona! Per il resto Anatrofobia in quanto a stramberie, non scherza... come si sarà capito dall'intortamento che sta dietro alla nostra musica.

F: Consigliate un itinerario eno-gastronomico del Canavese ai lettori di Succo Acido.

A: Il canavese è pieno di posti dove si mangia e si beve bene (come in tutto il Piemonte!!). Posso consigliare per il vino bianco l'erbaluce di Caluso (Cantina bardesono falconieri di Aglié) e il passito di Caluso. Per il rosso sicuramente il Carema...vino incredibile!! Per il resto ci sono formaggi della Valchiusella (tome, salignun) e la mitica torta Novecento di Balla di Ivrea (la novecento con il brevetto). Possiamo anche consigliare un ristorante di Torino (Locanda Mongreno) gestito da un grandissimo Chef Canavesano, Pier Bussetti (ex bassista degli Anatrofobia).

 


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Reg. Court of Palermo (Italy) n°21, 19.10.2001
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Copyright in Italy and abroad is held by the publisher Edizioni De Dieux or by freelance contributors. Edizioni De Dieux does not necessarily share the views expressed from respective contributors.

Bibliography, links, notes:

pen: Francesco Di Marco

links:

www.anatrofobia.com

http://www.myspace.com/anatrofobia

 
 
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