Nata in un paese dell’ East-Block da genitori sangue-misto, Luiza Samanda Turrini migra in Emilia Paranoica agli inizi degli anni Ottanta.
Passa l’infanzia a rimpinzarsi di favole gotiche est-europee, cartoni animati giapponesi, film della Disney, classici per ragazzi della Mursia e libri della Gaia Junior. A sei anni scrive il suo primo romanzo illustrato, Kimba la Regina della Giungla. Prima della pubertà collabora stabilmente con BiblioTheKid, indimenticabile giornalino della biblioteca locale, per cui intervista la sua autrice cult dell’epoca Bianca Pitzorno.
A 14 anni si punge con un fuso e dorme per 5 primavere in preda ad atroci incubi, in cui vaga per boschi di cristallo, manicomi dell’Ottocento, campi concentrazionari e concerti metal. Gironzolando sonnambula incontra Edgar Allan Poe, il combo maledetto francese, William Burroughs, Tank Girl, Demon e Davi, i decadentoni d’Albione, Atrax Morgue, quel figo di Dante, Peabrain, Patty Pravo, e las mujeres perditas di Love & Rockets.
Quando si risveglia gli anni Novanta stanno per finire, e lei si trova in mano una popò di maturità classica, che le ustiona le ditina e la fa fuggire a gambe levate verso il Dams bolognese. Fra le sue influenze del periodo universitario bisogna ricordare Andy Warhol, la techno industriale, The Rocky Horror Picture Show, Lydia Lunch in Fingered, Bram Dijkstra, la body-art, Francesca Alfano Miglietti, David Bowie, la Societas Raffaello Sanzio, Fellini, McLuhan, i Beatles, la Valdoca, la Rettore, Orlan, la Scuola di Francoforte, l’estetica fetish, i CCCP, Jean Baudrillard, Courtney Love, Slavoj Zizek, Cicciolina, Amanda Lear, la Psycho-Freak-Explosion, la Low-Brow Art e le dive del cinema muto.
Scrive “Lemuri che sognano una vita da star”, su Mulholland Drive, “Malattia degenerativa dell’occhio”, sulla saga editoriale e cinematografica “Ring” (con cui si aggiudica il secondo posto nel concorso “Il Dams incontra il Giappone”), e poi la vivisezione del Ventre dell’Architetto, canti d’amore e morte per Lyda Borelli, meditazioni su La Dolce Vita. Conclude con una tesi sulla storia ed iconografia del terrorismo suicida, cum botto et lode.
Scrive un paio di articoletti per Inside, sulle ibridazioni fra sesso-guerra-religione di Pisa73, e sul confronto Danny Treacy/Jebe, incentrato sulle tematiche di alterità, fama e fashion system. Si prevede l’uscita di un suo articolo su Ray Caesar, sul prossimo numero di Cyberzone.
Collaborando con il centro sociale Fassbinder e le gallerie Nemesis e Magazzini Criminali (Sassuolo) , ha curato le mostre di Stefano Lerose (Freak-Show), Davide Ingrami (Telepathie), Kora & Co. (Kora & Co.), Marco Camellini (Brainstorming), Monia Marchionni (Uscita d’emergenza).
Scrive di arte e cultura su L’Informazione.
I suoi interessi odierni sono i Cultural Studies, il post-porn-modernismo, Virginia Woolf, il cinema italiano contemporaneo e il traffico di gattini da latte.

Collaborando con il centro sociale Fassbinder e le gallerie Nemesis e Magazzini Criminali (Sassuolo) , ha curato le mostre di Stefano Lerose (Freak-Show), Davide Ingrami (Telepathie), Kora & Co. (Kora & Co.), Marco Camellini (Brainstorming), Monia Marchionni (Uscita d’emergenza), Marco Lugli (Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che tace).
Scrive di arte e cultura su L’Informazione.

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Bjork, vespertine

Rosi Braidotti, Soggetto nomade
Virginia Woolf ,La Signora Dalloway
Michael Cunningham, The Hours
Roberto Saviano, Gomorra
Ovidie, Porno Manifesto

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