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Theatre - Theatre Reviews - Review | by Marta Ragusa in Theatre - Theatre Reviews on 08/02/2012 - Comments (0)
 
 
Malastrada / Teatro Pubblico Incanto

“Malastrada” es la parábola del hijo echado de su casa, de su tierra, empujado por una sociedad que chantajea aquella tierra, quitandole todo excepto una supervivencia indecorosa. La parábola de los padres obligados a vender a sus propios hijos para garantizarles una dignidad con raíces ya descompuestas.

 
 

Un lugar colgante en el vacío: tres personajes a tientas en la oscuridad. La única señal de vida es un sonido metálico que nos acostumbra hasta que desaparece, el sonido inquietante del espacio desconocido. “Malastrada” del Teatro Pubblico Incanto es un cuento onírico cuya lengua es una mezcla indisoluble entre el dialecto de Messina y el lenguaje universal del miedo y de la violencia. En apariencia no pasa nada: padre, madre e hijo de una familia siciliana cualquiera buscan algo que nunca será nombrado pero sí será evocado con fuerza por la interpretación de los tres actores, hasta que casi se vuelve visible a los ojos del público: el puente de Messina. Una obra futurista, irreal por enorme, porque no se puede ver el punto en que termina, el “otro lado”. “Malastrada” es el mal camino, oscuro y desconocido, recorrido por los tres personajes no por espíritu de aventuras ni por sed de conocimiento, sino porque obligados por un presente hecho de pobreza material e intelectual. El misterioso puente en el estrecho de Messina, que el hijo tiene que atravesar obligado por los padres, es el camino hacia la huida de una Sicilia pobre, es el presagio de un futuro de trabajo y riqueza. Lo que mueve a los padres (un padre violento, una madre histérica) es amor puro. Porque, a pesar de que sean ellos los que empujan al hijo a pisar por primera vez el suelo inestable de la obra majestuosa, es decir que lo alejan (tal vez para siempre) de la tierra originaria, ellos mismos son víctimas del sistema que enjaula al hijo en un futuro ya establecido, previsible. Endomingan al hijo, le cambian la chaqueta, la camisa, hasta los calcetines, con tal que se vaya, de que empiece el camino hacia afuera con los trajes mejores. Es el padre que se despoja de todo, una privación simbólica, para un hijo que tiene mucho camino obligado por hacer. Y hasta sacará de su bolsillo lo que nunca ha tenido, lo que ahora el sistema le ha dado para que lo entregue al hijo, con tal de que él se vaya. Tino Caspanello (actor y director de escena), Cinzia Muscolino y Tino Calabrò, a pesar de la suspensión en que flota todo el espectáculo, interpretan magistralmente unos personajes humanísimos, muy probables en todas sus cómicas contradicciones. Lo más interesante en esta obra es la conmixtión entre probabilidad y surrealismo, la materialidad pulsante de los tres personajes y la oscuridad onírica que los envuelve. La obra data del 2008 y desde entonces el destino del puente en el estrecho ha cambiado decenas de veces. En los últimos meses del año pasado, el Parlamento europeo ha decidido quitarlo de la lista de las obras más urgentes en Europa y ha descartado todo tipo de fi ...nanciación hasta el 2020, así mismo el Parlamento italiano. Pero, aunque un día el proyecto se tirara definitivamente a la basura, “Malastrada” seguirá siendo actual porque no es sino una parábola. La parábola del hijo echado de su casa, de su tierra, empujado por una sociedad que chantajea aquella tierra, quitandole todo excepto una supervivencia indecorosa. La parábola de los padres obligados a vender a sus propios hijos para garantizarles una dignidad con raíces ya descompuestas.

 
Malastrada / Teatro Pubblico Incanto

"Malastrada" è la parabola del figlio scacciato dalla propria casa, dalla propria terra, spinto da una società che ricatta quella terra, privandola di tutto se non di una sopravvivenza indecorosa. La parabola dei genitori costretti a vendere i propri figli per garantire loro una dignità dalle radici in decomposizione.

 

 
 

Un luogo sospeso, un non luogo: tre personaggi a tentoni nel buio. Unico segno di vita un suono metallico, al quale ci si abitua fino a sentirlo scomparire, il suono inquietante dello spazio sconosciuto. “Malastrada” del Teatro Pubblico Incanto è un racconto onirico in cui il dialetto messinese si mescola indissolubilmente al linguaggio universale della paura e della violenza. Apparentemente nulla succede: padre, madre e figlio di una famiglia siciliana qualunque cercano qualcosa che non verrà nominato mai ma che viene evocato con tanta potenza dall’interpretazione dei tre attori da essere quasi visibile agli occhi dello spettatore: il ponte di Messina. Un’opera avveniristica, irreale perché enorme, perché non se ne può scorgere la fine, il punto di arrivo “dall’altra parte”. “Malastrada” è la cattiva strada, oscura e sconosciuta, percorsa dai tre personaggi, non per spirito di avventura, né per sete di conoscenza, ma perché obbligati da un presente di povertà materiale e intellettuale. Il fantomatico ponte sullo stretto di Messina, che i genitori costringono il figlio a percorrere, è il cammino verso la fuga da una Sicilia gretta, il presagio di un futuro di lavoro e ricchezza. Quello dei genitori, un padre violento, una madre isterica, è puro amore. Perché, nonostante siano loro a spingere il figlio a calpestare per la prima volta il suolo incerto dell’imponente opera e dunque ad allontanarlo (forse per sempre) dalla terra di origine, essi stessi sono vittime del meccanismo che intrappola il figlio in un futuro dall’orizzonte già scritto, prevedibile. Vestono il figlio a festa, gli fanno cambiare la giacca, la camicia, perfino i calzini, purché se ne vada, intraprenda il cammino verso fuori con gli abiti migliori. È il padre a spogliarsi di tutto, una privazione simbolica, in favore di un figlio che ha tanta strada coatta da fare. Finché non tirerà fuori dalla tasca anche ciò che non ha ma che il sistema gli ha messo in mano purché lo doni al figlio, purché quest’ultimo se ne vada. Tino Caspanello (attore e regista), Cinzia Muscolino e Tino Calabrò, nonostante la sospensione in cui galleggia l’intera pièce, interpretano magistralmente dei personaggi umanissimi, estremamente probabili in tutte le loro comiche contraddizioni. L’aspetto più interessante di “Malastrada” è questa commistione tra probabilità e surrealismo, la materialità pulsante dei tre personaggi e l’onirica oscurità che li avvolge. La pièce risale al 2008 e da allora il destino del ponte sullo stretto è cambiato decine di volte. Negli ultimi mesi dello scorso anno, il Parlamento europeo ha deciso che la sua realizzazione non è tra le opere prioritarie in Europa e ha escluso finanziamenti fino al 2020, così anche il Parlamento italiano. Ma, anche se un giorno l’intero progetto verrà definitivamente cassato, “Malastrada” continuerà a essere valido e attuale poiché non è altro che una parabola. La parabola del figlio scacciato dalla propria casa, dalla propria terra, spinto da una società che ricatta quella terra, privandola di tutto se non di una sopravvivenza indecorosa. La parabola dei genitori costretti a vendere i propri figli per garantire loro una dignità dalle radici in decomposizione.

 


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Copyright in Italy and abroad is held by the publisher Edizioni De Dieux or by freelance contributors. Edizioni De Dieux does not necessarily share the views expressed from respective contributors.

Bibliography, links, notes:

@ Teatro Coppola, Catania

pen:

Marta Ragusa

Spanish translation:

Marta Ragusa

links:

www.teatropubblicoincanto.it

 
 
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