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Theatre - Theatre Reviews - Review | by Silvia Giuffre in Theatre - Theatre Reviews on 29/10/2007 - Comments (0)
 
 
 
La cité radieuse / Ballet National de Marseille Frédéric Flammand

Ballet National de Marseille Frédéric Flammand

At the beginning a very strong image: the “Modulor” of Le Corbusier: a men with one arm raised up and a spiral shape on his side. This is the symbol image of the proportion between human been and architecture, and between life and movement. Flamand presents his own idea about the city as a “machine à habiter”, a functional place, fit and right in space …proportioned to people.

 
 

The company of Ballet National de Marseille was performing on Friday and Saturday 6th and 7th of July 2007 at “Teatro di Verdura” in Palermo.
At the beginning a very strong image: the “Modulor” of Le Corbusier: a men with one arm raised up and a spiral shape on his side. This is the symbol image of the proportion between human been and architecture, and between life and movement. Flamand presents his own idea about the city as a “machine à habiter”, a functional place, fit and right in space …proportioned to people.
The choreographer presents introduces two parallel worlds and two interpretation levels, as well.
The natural space and the virtual space which are both connected: one is clear and visible, the other is just guessed.
Two examples of town as human places, more or less… The first, the city of the past, is full of symbolical places like churches,squares, parks; the second one, very modern, full of airports, streets, malls… huge and oppressing places- which the anthropologist Marc Augè calls “non-places“ - where people continues to move around at the same time and in the same way and …they never meet.
On the stage an “alive world of mirrors”, creatures who received the punishment of imitating human people for ever and at the other side time our real planet, very contemporary and troubled.
An original system of screen-panels submits dancers to compare themselves to different point of view and at the same time the audience receives continual stimulations from different point of observation.
During the performance a strong relation with objects; which are mobiles, big and heavy, they represent a risk and a responsibility for all dance group because as soon one of them touches an object, “an idea is moving around ”…
Dancers are conscious that the audience looks from different directions and they react to this challenge with charisma and professionalism.
The continual projection of moving pictures which reveals an utopian ideal: an habitable and lively place, an harmonic link between real and unreal world and, why not, a roles and values overturn.
Ideas and symbolism, the strength of this story narrated by dancing.
All dance is perfect in technique, there’s always an energy and excellent body-control; just sometimes, the movement becomes disjointed to alternate the linearity.
Lunatic faces of “normal” people , a minimal expressivity …utopian hope of a “citè radieuse”.
Each costume is very coloured representing a thought, a narration while the body is moving.
A challenge between reality and imagination and as Flamand says an “act of resistance” during a continual shape’s balancing.
The rhythm of all piece becomes detached in sections, which is possible to read all details about, thanks to moving pictures -very important part of the stage for general sense and the scene design -. Using hold-images the choreographer tries to make sensations longer as could be possible to make dancing - instantaneous art- a kind of permanent art.
The connection between dance and space is always calculated and it goes on from different levels and creative approaches.
Colour is mind, body and movement, it’s actually communication through these different and contemporary languages.
Flamand wants to exalt, to dare, to declare what the spirit- of our modern society- contains.
At the end is possible to hope for a different solution: “the mirrors world” will stop his own frustration, it will leave off this “reflecting” and imitating human people…

 
La cité radieuse / Ballet National de Marseille Frédéric Flammand

Ballet National de Marseille Frédéric Flammand

Lo spettacolo ideato nel 2005 con l’architetto Dominique Perrault, autore a sua volta della scenografia, è l’ennesimo tassello di una ricerca costante di Flamand sui rapporti fra corpo e città e trae spunto dall’omonimo progetto abitativo, altamente innovativo, realizzato nel 1945 da Le Corbusier a Marsiglia.

 
 

Festival di Verdura 2007-Palermo Il 6 e il 7 luglio 2007 il Festival ha ospitato il Ballet National de Marseille diretto da Frédéric Flamand, autore del balletto “La Cité radieuse”, uno dei maggiori successi di questo coreografo belga, regista, appassionato di architettura, arte e video. Lo spettacolo ideato nel 2005 con l’architetto Dominique Perrault, autore a sua volta della scenografia, è l’ennesimo tassello di una ricerca costante di Flamand sui rapporti fra corpo e città e trae spunto dall’omonimo progetto abitativo, altamente innovativo, realizzato nel 1945 da Le Corbusier a Marsiglia.
Di grande impatto l’immagine iniziale, il “modulor” di Le Corbusier: un uomo con un braccio sollevato e una spirale al suo fianco; figura-simbolo della proporzione tra essere umano e architettura, tra vita e movimento; idea della città come “machine à habiter”, luogo funzionale e adeguato nei sui canoni spaziali… a misura d’uomo, insomma.
Flamand mette in scena due mondi paralleli; due livelli di interpretazione.
Uno spazio naturale e uno spazio virtuale nonchè una relazione tra le due realtà; una chiaramente visibile, l’altra per lo più intuibile, di cui si può solo intravederne il volto. Due esempi di città più o meno “umane”. La prima, quella del passato, luoghi-simbolo, chiese piazze e parchi; la seconda, piena di aeroporti, autostrade, centri commerciali… spazi enormi ma al contempo opprimenti: i cosiddetti “non-luoghi “- teorizzati dall’antropologo Marc Augè- dove la gente si ritrova a muoversi allo stesso modo senza incontrarsi mai …
Il mondo “animato” degli specchi, gli esseri che hanno ricevuto la punizione di dover in eterno imitare i gesti degli uomini; e la nostra realtà , assolutamente contemporanea e travagliata.
Un originale dispositivo di pannelli-schermo sottopone i danzatori ad un confronto con diversi punti di vista, così come avviene per lo spettatore, il quale riceve, quasi di continuo, stimoli visivi nuovi , curiosi e ravvicinati.
Una relazione con gli oggetti; mobili, di un certo peso e grandezza; e un rischio e una responsabilità per gli artisti, in quanto a muoversi non è solo un elemento scenico, ma una vera e propria immagine, un’idea…
Il danzatore è consapevole che lo sguardo del pubblico non è unilaterale e reagisce a questa sfida con energia e padronanza scenica.
Non è casuale bensì precisa scelta registica la continua proiezione di immagini video, la quale svela un ideale utopico, tutto hi tech, che corrisponde a quello di un luogo vivibile , un’ armonia tra mondo fittizio e reale e perché no, un capovolgimento di ruoli e di valori.
L’idea e il simbolo, la forza della storia narrata dalla danza.
Un gesto atletico impeccabile ed energico, un eccellente controllo del peso del corpo; volti alienati di gente comune, speranza utopica di un “citè radieuse”…
I costumi di scena dai colori sgargianti divengono pensiero, narrazione del movimento.
Una sfida tra reale ed immaginario e, come afferma Flamand … un ”atto di resistenza” in un inarrestabile e grandioso equilibrio di forme, più o meno classiche, unito ad un’espressività dei danzatori ridotta al minimo ; probabilmente voluta dal regista.
I temi seguono ritmi segmentati e l’occhio percepisce anche i dettagli grazie alle proiezioni video su diversi piani che arricchiscono il senso generale e la scenografia.
Una gestualità incalzante sempre tecnicamente tendente alla perfezione; a tratti un movimento dinoccolato che gioca con la linearità delle forme.
La relazione con lo spazio è sempre studiata e si svolge su piani diversi e su diversi punti di osservazione.
Il colore è pensiero, corpo, movimento…comunicazione, tramite un linguaggio poliedrico e contemporaneo, che esalta, osa, dichiara ciò che lo spirito racchiude; ciò che il coreografo-regista intende sfidare della società odierna…
Ad un tratto si intuisce una certa possibilità di un finale diverso; rovescio della medaglia: il mondo degli specchi uscirà dai canoni, andrà oltre lo stereotipo, porrà fine alla “riflessione” e a questo incessante “sovrapporsi” agli uomini.
Il fermo immagine, più volte utilizzato, prova a prolungare l’istante, la sensazione, come se l’arte istantanea -la danza- potesse divenire, in qualche modo…permanente.
Lo spettatore rifletta.

 


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Reg. Court of Palermo (Italy) n°21, 19.10.2001
All images, photographs and illustrations are copyright of respective authors.
Copyright in Italy and abroad is held by the publisher Edizioni De Dieux or by freelance contributors. Edizioni De Dieux does not necessarily share the views expressed from respective contributors.

Bibliography, links, notes:

@Festival di Verdura, Palermo

Pen & English version:

Silvia Giuffré

Links:

www.ballet-de-marseille.com

 
 
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