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Theatre - Theatre Artists & Authors - Interview | by SuccoAcido in Theatre - Theatre Artists & Authors on 01/01/2003 - Comments (0)
 
 
 
Tapa Sudana. La scuola dei tre mondi.

Attore, nonché maestro di arti marziali ed altro ancora, personaggio poliedrico molto amato da Peter Brook, è per il terzo anno ospite della "Associazione Siciliana Danza" di Alessandra Manzella. Voglio farvi conoscere qualche suo pensiero.

 
 

SA: sono qui per parlare con te.
TS: la domanda e la risposta renderanno chiara qualcosa. Noi possiamo vedere l’invisibile grazie ad una macchina che registra oppure leggendo, il tutto deve avere la qualità di svegliare l’essenziale, quello che noi andiamo a fare insieme è di svegliare l’essenziale, capire qualcosa, questa comprensione dove va e a che cosa serve, e qual è l’obiettivo di questo scrivere. Noi possiamo usare il tempo per soddisfare te, me, noi, o il lavoro, certo il soggetto che noi andremo a discutere dovrebbe essere utile per chi lo legge.

SA: il tuo mondo è intensamente ricco di creatività, il tuo laboratorio è pieno di teatralità, di canti, di arti marziali, di suoni, quindi la prima domanda che ti faccio è questa, perché l’essere umano ha bisogno d'arte?
TS: dovremmo capire che cosa è l’arte, essa è qualcosa che cresce e che cambia, e per chi ne ha bisogno è nutrito e deve nutrirla. Personalmente quello che mi ha interessato è, attraverso l’arte, attraverso il teatro, il lavoro con gli esseri umani.

SA: la storia ci dice che nell’antichità l’arte non era separata dalla spiritualità ed era nucleo essenziale del vivere, era teatro del mondo, trovo che nel tuo modo di lavorare ci sia una grande unione ed essenzialità.

TS: tu hai già dato una definizione d'arte.

SA: i giovani, quelli che verso i 18 anni si avvicinano ad un dialogo più intenso spesso chiedono qual è il legame tra spiritualità e creatività.
TS: quali giovani, di quali culture?

SA: ci rivolgiamo ad un pubblico italiano, europeo, certo non conosciamo in termini profondi le culture di tanti giovani d'altri popoli.
TS: cercherò di dire cosa è per me creatività e spiritualità, considerando che non direi le stesse cose se avessi davanti degli anziani; se la creazione contiene qualcosa che i giovani non possono toccare, non capiscono, se contiene qualcosa di più misterioso, di più grande di loro stessi, che la parte intellettuale non può raggiungere, non possono capire, qui si entra nella nozione di spiritualità, qui dobbiamo inserire qualcosa che raffina lo spirito. Lo spirito di questo incenso che brucia noi lo possiamo odorare, per odorare invece i pensieri delle persone noi dobbiamo sapere come leggerli, quindi dobbiamo capire che tipo di spiritualità, dobbiamo capire dove vivono, che tipo di famiglia, cattolica, musulmana, protestante, questo darà un altro punto di riferimento, e rende le cose più complesse, quindi offrire opinioni, soluzioni, forse modi di vivere, comprendere creatività e spiritualità, ma quale sviluppare per prima, qual è rilevante per i giovani?

SA: inizierei con la prima. Ci sono molti conflitti rispetto a questo concetto, vedo continuamente voglia di fare, a volte però sganciata da quella creatività che emerge dal cuore, confusa da un mondo occidentale troppo pieno di offerte spesso false, troppo di testa, vedo molta insoddisfazione nei ragazzi, quando emerge una poesia, un disegno o una lettura saputa offrire agli altri, vedo un poco di luce, la creatività ha bisogno di spazio, di spazio del cuore.
TS: cuore nel senso che c’è spazio nel cuore perché essi siano pronti a ricevere, e spazio del cuore nel senso che per sapere offrire deve capire a chi offrire.

SA: se non do tempo al mio essere di ascoltare, non posso offrire nulla, per me dare è condivisione.
TS: e ti chiedo cosa è che questo tempo richiede, di che cosa ha bisogno?

SA: di fermarsi, si corre senza vedere.
TS: dovresti chiedere se è così anche per loro.

SA: io parlo della mia esperienza, di ciò che ho osservato.
TS: l’esperienza delle altre persone potrebbe essere diversa….

SA: quando penso e scrivo una cosa la penso sulla mia esperienza e su ciò che vivo, che leggo, che cerco di comprendere.
TS: questo vuol dire che tu esprimi te stessa… affinché questo personale diventi generale, dobbiamo fonderci con la società, capire la società, vedere la via...: parlare ai ragazzi di 18 anni e sistemare le parole in modo che il senso non sia perduto. Questo che tu stai tentando di aprire con creatività e spiritualità è molto importante. Bisogna canalizzare la mente perché tutto sia chiaro. Chiaro cosa dire loro. Per creare devono aprire il cuore…io non ho forse esperienza di giovanissimi…quando si svegliano saranno ancora a casa dei genitori, quindi non soltanto chiedere ma dare, dalla propria stanza, poi nella casa, quindi con gli amici. La società ha bisogno anche di strutture dove i ragazzi possono creare, perché ci vuole anche lo spazio fisico. Nutrire il loro tempo… attività fisica, arti marziali, ginnastica, andare a vedere mostre che possono aiutare a capire, a mettere in pratica questa comprensione, non da soli, con altri; poi si deve toccare i governi, loro devono dare spazi dove creare. Una volta avuto uno spazio dobbiamo capire cosa fare, dobbiamo canalizzare le nostre parole su soggetti attuali, rendere chiare le nostre attitudini. Una tappa importante è il viaggio, risvegliare desideri di conoscenza; se lo spazio poi comincia a creare qualcosa di magico noi possiamo cominciare il lavoro sulla spiritualità. Questo corpo, questo spazio fisico, non è abbastanza per renderci felici dopo nel futuro, e se si preparano dopo, potrebbe non avere la stessa qualità, quindi non la stessa soddisfazione non la stessa profondità. Quando il tuo corpo cresce fai qualcosa per coltivarlo, quando cominci a sentire gli impulsi, il risveglio delle emozioni, coltiva questo fiorire, non perdere quest'energia, quando sarai più adulto comincerai ad usare la mente, e finita l’università, ecco il momento di mettere in pratica quello che hai studiato. L’università è il momento della natura della persona in cui ci si programma. Capire il programma della natura, se noi abbiamo esperienza per dare consigli, se abbiamo lo spazio per darli, essi devono avere una proposta d’azione.

Capire con la testa non è abbastanza, bisogna avere un azione: la scuola dei tre mondi, una scuola che nutra contemporaneamente corpo, emozione, cervello, che aiuti la persona a muoversi, a cantare, a fare tutto ciò che sviluppa il pensiero. Ecco come i buddisti tibetani hanno dei punti di riferimento, le tappe: i sacri scritti, commento ai sacri scritti, il maestro, l’esperienza. Il consiglio che non contiene il grano dell’esperienza, non crescerà, non diventerà realtà. Per questo all’inizio era importante rendere chiaro qual era il nostro obiettivo, se fare una descrizione, una proposizione, una soluzione dei problemi che tu osservi. È sempre importante avere chiaro a chi ci si rivolge. Davanti a me c’è l’immagine di quando ero diciottenne, e mi immagino più vecchio, dove lavoro e dove vivo adesso, la nostra salute e la salute della terra, così inquinata, e quindi spero che i giovani parlino.

SA: e l’attore che posto occupa nel nostro discorso?
TS: nella presentazione del mio lavoro c’è scritto che l’attore è un servitore che serve qualcosa di più importante di lui stesso, che deve migliorare la propria qualità e il proprio stile di vita e di riflesso quello della società.

SA: quindi spingere la concretezza, il progetto.
TS: se si vuole realizzare un progetto bisogna sapere che tipo di progetto, per chi è, in che periodo, e dove. Per esempio un progetto di teatro: dobbiamo discutere che tipo di teatro, un teatro per giovani deve essere soddisfacente, essi devono trovare un posto dove possono praticare qualunque movimento che crei circolazione di buona energia e creare comunità, è come parlare, come comunicare. Le persone spesso in Italia parlano vicendevolmente insieme e non si ascoltano l’un l’altro, bisogna insegnare loro ad ascoltare, dobbiamo poi produrre delle condizioni affinché qualcosa di ascoltabile possa esistere, qualcosa di artistico, di bello, che contenga messaggi luminosi, e come rendere il tutto realizzabile. Sempre progetto sul teatro: è anche importante fare teatro per la maggioranza delle persone, dobbiamo fare una ricerca, molte persone sono depresse in ufficio, possiamo fare un teatro che possa rilassare, rasserenare, e poi in seguito un teatro che apra, per vedere il mondo. Qui sta la tua frase "il teatro del mondo", e per questo che devi prendere il mondo dentro di te, in modo che apra il pubblico. ma in che dimensione: un teatro musicale, intellettuale, spirituale, fisico, demoniaco, con angeli custodi? Teatro spirituale: che cos’è? Prendendo ad esempio il mio teatro di Bali, ogni volta che un attore deve recitare pensa che c’è anche l’invisibile, l’energia invisibile o il Dio che ti osserva. Il Dio di un certo teatro commerciale e tecnologico è il denaro, una vita lussuosa, famosa, se davvero gli esseri umani hanno bisogno di coltivare il loro spirito, allora dovremmo fare un teatro spirituale. Allora dovremmo costruire un nuovo spazio, dove? nella città? Dovremmo farlo in un posto speciale con una forte energia come in Sicilia. La storia ci insegna, i greci ci insegnano, cosa accadeva quando le persone venivano in questi posti; per un certo periodo di tempo erano lì a celebrare qualche cosa, non solo teatro, in alcuni periodi c’era anche un labirinto per curare le persone pazze, c’era un piccolo stadio olimpico, le terme, un pantheon per la musica, tutta una celebrazione per rendere divino l’essere umano.

SA: quindi rendere consapevoli, unire, celebrare la creazione e le mille espressioni di essa.
TS: Quando il teatro ha come obiettivo rendere divino l’essere umano, portare fuori il suo lato divino, allora siamo vicini al teatro spirituale. Darne una definizione non è abbastanza, dobbiamo descriverne gli ingredienti: un testo, una storia che contenga un dialogo che contenga spiritualità, anche il movimento, non solo la bellezza del movimento. In certi paesi alcuni attori vanno in trance, qui il Dio viene, contiene qualcosa come lo spirito. Spirito e spiritualità di nuovo diventano diversi: la mente produce un certo spirito, i pensieri producono una certa attitudine mentale, che è aiutata da certe condizioni emotive, di salute. Questo teatro deve contenere tutte queste cose. Un attore deve anche essere in buona salute, con buoni movimenti, deve padroneggiare le proprie emozioni, questo è il primo grado, bisogna accettare il percorso passo dopo passo, se qualcosa va oltre la morte, l’esistenza, noi possiamo chiamarla spiritualità. Se si fa qualcosa che non ha il giusto spazio, il giusto teatro, quello che si farà non andrà nella direzione prevista. Abbiamo bisogno di un "edificio" che possa risvegliare, evocare un tipo di coscienza nell’essere umano; dobbiamo osservare cosa c’è dentro questo teatro, ci sono gli ingredienti dell’arte, della spiritualità, e lo strumento dell’invisibile: il testo, la prima manifestazione dell’invisibile è il testo, il testo e l’azione, il testo-idea, testo-azione-idea, e dietro l’idea c’ è lo spirito.

L’attore è un servitore che serve qualcosa di importante, e per fare teatro deve prendere il mondo dentro di se.

 


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Reg. Court of Palermo (Italy) n°21, 19.10.2001
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pen: Sara Mantegna

 
 
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