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Writing - Poetry & Tale's Room - Article | by fanfarello in Writing - Poetry & Tale's Room on 01/01/2003 - Comments (0)
 
 
 
Una questione di eternità

Voi direte: "un altro racconto di fantascienza, che palle".

 
 

Albert Verlaine, bianco, 32 anni. Frank Johns, bianco, 28 anni, Kevin Yoong asiatico, 32 anni. Sono i primi 3 di una lunga sequenza di nomi burocraticamente allineati su un foglio di carta bianco. Carta liscia, nomi in fila, inchiostro nero. Kevin lavorava da 2 anni; friggeva coscette di pollo per uno di quei fast food dove la gente sembra serena, rilassata, legge il giornale. Dal rapporto risulta che i suoi rapporti con Frank erano sporadici: sono stati visti insieme dar da mangiare ai cigni in un parco pubblico, prendere al volo un taxi in una giornata di piogge acide, comprare vestiti in una boutique trandy.

Su segnalazione di Antonio, immigrato calabrese addetto alla friggitura ali, l’intelligence mette gli occhi su Kevin Yoon: "Mi sembrava di sognare, ma io so che nella realtà capisci bene quando sei sveglio e quando stai dormendo, non sono né un drogato né un fanatico di quei film dove succede di tutto, anzi ho sempre detestato la fantascienza, mi piace pensare di avere i piedi ben piantati per terra. (…) Cazzo, pensavo di averla fatta grossa, pensavo proprio che sarebbe finita male. Non so come sia successo. Giuro su Dio che non lo so. Non sono un imbranato del cazzo e di solito sto bene attento alle cose che tocco ma quel giorno non so neanche io cosa mi sia successo. Stavo sollevando questo bidone di olio bollente per svuotarlo nel cesso, sapete di che parlo, questi cazzo di bidoni lucidi pieni di olio che puzza di pesce marcio, quando mi scivola il manico e tutto il bidone con l’olio bollente e la puzza di marcio e tutto quanto finisce dritto sui piedi di Kevin. Per un attimo non so cosa dire. Saranno passati due o tre secondi in cui tutto quello che c’era intorno sembrava diventato di ghiaccio. Sembrava una di quelle scene al rallentatore dove il tizio che muore non riesce a toccare terra nonostante sanguini come un maiale e faccia fatica e tutto prima di crollare a terra morto in una nuvola di polvere. Comunque, per farla breve, mi riprendo dallo shock e tutto ricomincia a scorrere alla velocità di sempre. Cristo, pensavo di averlo ucciso. Guardo in faccia Kevin e gli dico "Diocristo, scusa, mi è scivolato, questo cazzo di bidone mi è scivolato, ti porto subito in ospedale". Capite? Faceva un caldo bestiale, aveva i sandali, avrebbe dovuto gridare come un pazzo e invece mi dice: "è olio Antonio, solo olio, di che ti preoccupi?". I suoi piedi erano a posto, con le unghie curate. Saranno passati neanche dieci minuti da quel casino che questo stronzo, come se niente fosse, mi chiede cosa penso io degli omosessuali; io penso solo che è tutto molto strano e penso che magari stia cercando di provarci con me. Rispondo soltanto: "è ok, ma non fa per me, non mi piace parlare di questa roba." Poi scherzando dico: "ma voi gay ascoltate tutti Madonna? Julio Iglesias mi sembra più adatto." Mentre lo dicevo pensavo che era proprio una conversazione di merda. Kevin non mi guarda in faccia e continuando a friggere mi dice soltanto: "patto di sangue, baby, patto di sangue". Non mi dimenticherò mai la sua faccia mentre lo diceva. L’olio bollente gli dava un colorito dorato. Mi sembrava che la sua pelle potesse riflettere il colore dell’olio e ad un certo punto non riuscivo più a distinguere le due cose. Non so spiegarvelo meglio di così. Se non sbaglio era la mattina del 20, o del 21, non posso giurarlo, Kevin era di ottimo umore, entra e mi fa: "Antonio li stiamo fottendo, lo spirito santo è un mio parente stretto, col cazzo che adesso lo pago, il biglietto, quando vado al cinema. Patto di sangue, Antonio, patto di sangue". Io cominciavo a cagarmi sotto ogni volta che lo vedevo e giuro su Dio che avrei lasciato il lavoro anche subito se avessi trovato qualcos’altro da fare."

Alle 9 del mattino del 25 Giugno Kevin Yoon stava ritto al centro del fast food; era immobile, fermo sulle gambe, e continuava a sbattere le palpebre fissando un punto nel vuoto, scavalcando teste e mani in movimento. Intorno a lui scorreva del sangue. Sangue umano, inequivocabilmente. Il flusso sembrava avere origine dal suo orecchio destro, veniva fuori in maniera regolare formando un cuore intorno al suo corpo. Kevin Yoong luccicava e parlava, ma non sentiva suoni. Luccicava per via di un pacchiano vestito in stile Las Vegas: perline colorate, argento, oro, pietre rosse, strass dappertutto. Una scritta: Madonna. La polizia transennò la zona, Moulder e Scully parlottavano tra loro gesticolando l’uno in direzione dell’altra; non avevano mai visto niente di simile. C’erano stati i complotti internazionali, gli omicidi organizzati dalla Cia, gli eserciti alieni che oscuravano l’orizzonte. Erano stati immersi nei traffici più loschi e la memoria di tutto era conservata nelle loro pupille. Ma mai fatti così strani; mai in tutta la loro lunga carriera. La gente tremava, pregava, alcune ragazze cantavano, un uomo urlava: "vieni, nel nome di Elvis. Patto di sangue, Patto di sangue."

Alle 9:38 l’agente Mike Silvestri, tuta ermetica, guanti gialli, capelli di stoppa rosso fuoco si avvicina a Kevin Yoon: "Hey amico, cazzo, vieni dalla luna o cosa?" Si muove lentamente, si accarezza i guanti gialli. Avanza. Ore 9:44: il momento del contatto. Il flusso del sangue devia, il cuore si rompe, i guanti si colorano. "E‚ un fantasma, è un cazzo di fottutissimo fantasma, merda." L’agente Moulder alza la voce per farsi sentire. Urla con tutto il fiato che gli rimane: "che cazzo vuol dire un fantasma?". "vuol dire che non ha corpo, merda, non riesco a toccarlo." La folla ruppe gli indugi, furono abbattute le transenne: Elvis, mani, urla, corpi e poi un solo coro, un’unica voce alta e chiara: Madonna, Madonna, Madonna, Madonna, Madonna, Madonna, Madonna. Due elicotteri lanciavano sulla folla migliaia di flyers pubblicitari del film "Cercasi Susan Disperatamente". Qualche chilometro più un la, in una boutique del centro, Frank Johns lampeggiava come un fuoco al largo dei bastioni di Orione, Albert Verlaine faceva pipì profumata su centinaia di persone dal tetto di un Motel di Boston. Una scritta al neon blu colorava il cielo: Madonna. Un gigantesco Karl Marx apparve nelle strade di Tokyo: "fottuti bolscevichi, baciate il mio culo tedesco". Il Vesuvio sanguinò ripetutamente e le maree presero a salire.

Voi direte: "un altro racconto di fantascienza, che palle". Stupidi idioti, la Cia non si è mai occupata di fantascienza, tutto questo è realmente accaduto e le vostre menti sono state cancellate perché la vostra esistenza continui. Lasciate che vi racconti come sono andate le cose. Nel 1985 la vita era diventata insopportabile, esauriti gli ultimi fuochi umanisti della grande contestazione non restava che accendere e spegnere circuiti, fare bambini, allacciare le scarpe, mettere fogli in piccole valigie. Ricordo i primi mesi del 1984: la grande protesta dei pompieri di New York che si aggirano impazziti spegnendo incendi inesistenti, incitati dalla folla che li acclama come eroi. Ricordo il grande nemico asiatico: in un videogioco particolarmente violento della Mattel potevi strangolare il fottuto bastardo con le sue stesse budella Fu un enorme successo popolare. Ma si poteva continuare così? Nel Maggio dello stesso anno uno show senza precedenti: il presidentissimo sodomizzò una bella segretaria nel suo studio. Ricordo le facce di entrambi: quelle espressioni sudate e contente e i respiri strozzati. Stesse chiazze rosse sparse intorno agli angoli della bocca e una sola goccia di sudore incastrata al centro della fronte. Alla gente fu permesso di dare consigli al corpulento maschio infoiato tramite linea diretta digital/mentale. Poi nel Gennaio del 1985 la prima crisi: il bis con due segretarie ebbe ascolti molto bassi (stessi occhi sudati, stessa goccia incastrata nelle rughe della fronte, trinità impastate) e la cattura del bastardo asiatico provocò solo sbadigli. Miliardi di scarpe allacciate, centinaia di migliaia di stringhe marroni, i lacci che cominciano a cedere, le valigie riempite di fogli bianchi, la carta liscia che sfrega nel cartone. Gli italiani, in un sussulto finale di orgoglio, inventano "il grande raduno degli sbadiglianti"; per un po' fu anche divertente vedere quelle grottesche facce storpiarsi in sbadigli da record. Seguì "il grande raduno di chi sbadiglia degli sbadiglianti" e ancora quello di chi si annoia a vedere la gente che sbadiglia guardando gli sbadiglianti. Febbraio 1985. Il presidentissimo, Elvis, l’altro presidentissimo, i presidentissimi di tutte le terre conosciute e sommerse sotto gli oceani e i ghiacci lunari e le croste marziane puntarono i piedi e dissero basta. Il bastardo asiatico puntò i piedi e disse basta. "Nel 1981 intuì che c’era un solo modo per sfuggire alla grande macchinazione: lo sdoppiamento. Loro riescono a farcela solo se fai coincidere in maniera perfetta il tuo viso A (che fa capo al sistema budella, ansa del digiuno e a tutto l’ammasso di viscere fumanti) con il tuo viso B che fa capo al sistemone anima/pensiero. Ho scoperto per caso che se lasci scivolare il secondo leggermente sulla destra seguendo la traiettoria delle rondini reali ottieni uno sfasamento che tiene lontani i due sistemi: mentre il corpo A continua a seguire il corso del tempo stabilito dal consiglio dei presidentissimi, il corpo B ti permette di fare tutto quello che ti pare: essere in qualsiasi posto, visitare luoghi, penetrare nelle pieghe di un budino, passeggiare su e giù nelle venature di un marmo antico; è incredibile il numero di pensieri sovrapposti che riesci ad accumulare; come dice il mio amico Andy Warhol: "è uno sballo che manco l’eroina…"

Cominciai a scegliere adepti già al tempo del mio singolo Borderline, te lo ricordi? Era una canzone deliziosa.

Signora Ciccone, può dirci come mai la maggior parte di quelli che lei chiama "adepti" era omosessuale?

La risposta è molto semplice, gli omosessuali rifiutano di perpetuare il genere umano, e questo è un ottimo modo per sottrarsi alle politiche reiterative dei presidentissimi. Reiterare, perpetuare, rigenerare, replicare, ricreare dal creato, rifare il già fatto, copiare col carbone una copia di qualcosa, fare e disfare letti e budella… noi sputiamo saliva dorata sulla politica dei presidentissimi…

Sta parlando di eternità?

Esattamente. E’ di questo che parlo.

Come avveniva il contatto?

Nel modo più semplice: attraverso i miei dischi e i miei concerti. Il flusso del mio corpo B penetrava nei loro cervelli fornendo tutte le istruzioni necessarie. A sdoppiamento avvenuto ci incontravamo ad orari convenuti e in luoghi convenuti: qualcosa di simile ad una chat line. I nostri corpi si toccavano in parallelo, provocando un’accellerazione fulminea delle molecole d’ossigeno.

Il definitivo abbandono di quella che veniva chiamata "realtà quotidiana" avvenne in modo piuttosto spettacolare, fu lei a studiare le coreografie?

Assolutamente no, sono un capo carismatico, ma fino ad un certo punto! (Risate). Ognuno degli adepti scelse di farlo seguendo il proprio immaginario, e decidendo in modo autonomo la direzione delle proprie particelle. Ora, velocità, traiettoria, fluidità delle molecole ossee: ognuno scelse per sé i propri parametri. Ricordo che ci dicemmo: "ragazzi, se dobbiamo andarcene facciamolo almeno con stile, cazzo!" (risate).

Le capita mai di seguire la sua carriera nel Mondo A?

Si, è penoso e divertente allo stesso tempo. Nessuno può avvicinare il mio corpo A: sono più protetta della statua della libertà dopo quei vecchi show acrobatici dell’11 Settembre. Neanche la Gioconda, con quei tripli vetri spessi come fondi di bottiglia…

Pensa mai a quelli che sono rimasti intrappolati dalle politiche reiterative?

No, o almeno non me ne curo.

Non prova pena per loro?

Che si fottano! (Risate).

Trova sexy il suo dente d’oro?

Favorisce il contatto con gli adepti e l’accellerazione delle molecole. E poi dona alla bocca l’aspetto di una miniera. Mi piacciono i minatori sudati ma non lo dica a mio marito (risate)

Può raccontarci cosa ha fatto ieri?

Sono stata ad una festa hippie dove abbiamo fatto una specie di orgia. C’era un grosso tavolo ovale al centro della stanza, un tavolo fatto d’acqua e conchiglie marine. Ci siamo accoppiati tutti tra le alghe e i molluschi e ogni volta che qualcuno veniva, piccoli pesci colorati sputavano in aria il plancton ingoiato. Per fare festa, per ridere. Non dire neanche questo a mio marito! (risate) C’era anche Jimi Hendrix; lui è l’unico coglione che si fa di ero anche da questa parte! (Risate).

"Like a Virgin" parlava di tutto questo?

Osservazione acuta. A quel tempo trovammo divertente lanciare quella canzone; capirai bene che nelle mie condizioni posso essere vergine tutte le volte che voglio. Chiudere e riaprire le tendine, alzare e abbassare i sipari, fare e rifare, sai com'è…

(Da un’intervista del 2003 non andata in onda, su un circuito Off della terra di mezzo).

Febbraio 1985. Il presidentissimo, Elvis, l’altro presidentissimo, il presidentissimo, altri presidentissimi di tutte le terre conosciute e sommerse puntarono i piedi e dissero basta. Il bastardo asiatico puntò i piedi e disse basta. Migliaia di prigionieri di guerra furono impiegati nella costruzione del mega videorecorder: nero elegante, sobrio, involucro Armani, tecnologia Sony. Luglio 1985. In una memorabile riunione segreta all’Hard Rock Cafe di Los Angeles volarono parole grosse tra il presidentissimo e il presidentissimo: "testa di cazzo, quel bottone lo premo io!" "te lo scordi coglione! Questa volta tocca a me". Alcuni testimoni oculari affermano che la tensione si sciolse improvvisamente in ilarità e grandi pacche sulle spalle quando il bastardo asiatico, togliendosi le sue buffe babbucce ornate in madreperla urlò: "onorevoli presidentissimi, se non la smettete giuro sulle corna del profeta che metto mano alla sceneggiatura e scrivo un bel finale con Marx che torna sulla terra sputando fuoco e fiamme". Agosto 1985. Una folla accaldata e festante si accalca sotto al gigantesco monolite facendo la Ola, come si era già visto ai mondiali spagnoli del 1982. I presidentissimi sbucano fuori spinti da un imponente pistone meccanico di elegante metallo. E’ il delirio per i presidentissimi, fischi e urla di disapprovazione per il grande bastardo asiatico che ricambia puntando al cielo il suo enorme dito medio. I capi di stato formarono un trenino, uno di quei trenini di gente festante che balla la conga. Un dolore, una fitta terribile infiammò di colpo la placca di metallo che ho nel cervello. Naviga libera la troia, si sposta a suo piacimento nelle pieghe grigie del mio cervello da quando i bastardi asiatici me la regalarono, in Vietnam, perché io non potessi mai dimenticare. Dovevo essere quasi svenuto quando la folla urlò: "This is the day of the big play."Sapete come funzionano i registratori? Basta premere il tasto rewind e quello che esisteva smette di colpo di esistere. Non è stato mai neanche pensato. Si preme il tasto rewind e quello che esisteva si mette ad esistere così tante volte che alla fine scompare. Una pressione sul tasto e quello che esisteva si mette a sparire cosi tante volte che alla fine riappare. Adesso c’è, adesso non c’è. Coniglietto bianco in un cilindro senza fondo. Sembra divertente, vero? Adesso è il 18 Maggio 1981 (per chi è disposto a crederci). Attualmente il supervideorecorder è impostato in loop tra il 15 Maggio 1981 e il 24 Agosto 1983, ma io tengo il conto, così, solo per divertirmi, e se i miei calcoli sono esatti dovremmo essere nel Maggio 2003. Allaccio scarpe, compro vestiti, mangio, insomma vivo, più o meno come tutti gli altri.

Lascio questa buffa verità sul mio computer; Madonna non mi è mai piaciuta e non credo che verrà a portarmi via. Sono solo un vecchio combattente e francamente non vedo l’ora di morire. Perché io, a differenza di voi, girerò le spalle al mondo e vi manderò a cagare mentre il sole mi riscalda le natiche pesanti. Perché io, a differenza di voi, morirò esalando gas intestinali in faccia al cielo stellato.

 


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