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Writing - Writers - Interview | by SuccoAcido in Writing - Writers on 01/09/2003 - Comments (0)
 
 
 
Claudio Morici

Claudio Morici si muove sulla border-line della pazzia, per fortuna, latente in tutti. Per farlo entra in una comunità terapeutica da strizzacervelli e scopre che i veri pazzi sono…quelli sani. Non è schizofrenia, è "Matti Slegati" un esperimento interattivo e polimorfico, che parte dalla carta stampata e approda al cartoon Max e Isa, facilissimo da trovare sul web, il suo naturale epilogo. In barba alla letteratura e alla parola scritta su carta. Da leggere...

 
 

SA: Matti slegati è un esperimento di lettura interattiva, un diario di bordo o entrambe le cose?

CM: Ho lavorato due anni come psicologo in diverse comunità terapeutiche, prima di cambiare lavoro. L'idea di Matti Slegati mi è venuta in mente durante un turno di notte. Erano circa le quattro. Stavo cercando di spiegare a un paziente sessantenne con 10 anni di manicomio alle spalle perché non poteva fumare una sigaretta. In realtà ero incazzato a morte, perché mi aveva svegliato e perché già me ne aveva scroccate 2, dopo aver finito il suo secondo pacchetto. A un certo punto mi fissò con aria competente e disse "tu sei pazzo". Allora ho iniziato a scrivere il romanzo. C'ho messo due anni. Mentre scrivevo mi è venuta l'idea del progetto in rete, www.mattislegati.com. Credo possa essere considerato un tentativo di riprodurre su Internet i sintomi della schizofrenia. Ha lo stesso obiettivo del libro, ma usa un altro media, è un'opera di net art. Direi che il sito sta al libro come può stare un film al romanzo a cui si ispira. Anche se non è esattamente così. Se vedi il sito prima di leggere il libro hai un certo tipo di esperienza. Se lo navighi dopo aver conosciuto i personaggi di Matti Slegati, ne hai un'altra, certamente diversa ma comunque prevista nel progetto. C'è anche un'altra motivazione che mi ha spinto a investire tutte queste energie su Internet. Volevo evitare il faccia a faccia con gli organi di informazione. Come esordiente, pubblicato da Stampa Alternativa, con un libro come il mio, sarei certamente diventato il regalo di natale riciclato per i parenti dei giornalisti: www.mattislegati.com è stato invece un efficace mezzo di promozione

SA: Si ha la sensazione che la follia sia uno stato d'animo, che da slegare in effetti siano gli 'attori' della comunità di psicotici e che i loro medici, invece, avrebbero bisogno di un supporto terapeutico...Parodia della vita? Chi sono i matti? Chi somministra farmaci allegramente o chi allegramente fa delle regole la sua malattia?

CM: La Comunità Terapeutica credo sia una specie di grande sogno. Medici, operatori e pazienti sono i personaggi che parlano, desiderano e agiscono secondo i desideri del sognatore e, soprattutto, non sanno di stare sognando. Credo che questo possa dirsi di tutte le istituzioni chiuse. Nel caso delle Comunità il sognatore è la psichiatria, duecento anni di ricerca, teorie, ipotesi e mandato sociale. Se ci lavori o vivi in Comunità, non c'è differenza, hai veramente la sensazione di essere sognato da un altro. Parli da psicologo, rispondi da paziente. Il tuo malessere diventa malattia o controtransfert terapeutico. Pensi che ci sia un senso a stare lì, anche se ancora non l'hai proprio capito. Utilizzi la maggior parte delle tue forze per fare andare avanti la baracca, come se la cosa avesse un fine in se stesso. Matti Slegati racconta di un rumore, uno scricchiolio o qualcosa del genere. Come qualcosa che si sta rompendo e una volta rotto ti fa capire che era finto.

SA:...il niente che circonda la comunità...Le sbarre che circondano i Matti slegati da chi sono volute e di cosa sono fatte? Sul solco tracciato da "matti da slegare" di Bellocchio (1975), quali rischi credi si stiano correndo con l'attuale legislazione sui cosiddetti "presidi residenziali" e con le proposte di legge di recente formulate?

CM: Stai parlando dei confini, che è poi una delle chiavi di lettura dei sintomi dei pazienti psicotici. Molti dei ragazzi ricoverati in Comunità sono Border-line, hanno problemi nello stabilire un confine tra il loro mondo interiore e il mondo esteriore. Possono proiettare e introiettare pezzi di realtà da una parte all'altra con estrema facilità e senza controllo, come se non ci fossero barriere, membrane. Ad esempio possono essere pedinati per mesi da gente che vuole ucciderli. In realtà sono le parti aggressive che vengono espulse all'esterno e attribuite al primo passante. Così direbbe uno psicologo. Ma un'esperienza del genere accade anche al protagonista del romanzo, Andrea, infermiere psichiatrico privo di una diagnosi del genere. Comincia a sentirsi, uno dopo l'altro, come tutti i suoi pazienti, con gli stessi sintomi, le stesse difficoltà ad affrontare il mondo. E una sintomatologia del genere potrebbe essere assegnata a tutte le Comunità Terapeutiche nate dopo la legge 180. Un paziente può entrare e uscire quando vuole, non c'è il ricovero coatto tranne casi eccezionali, i famigerati TSO. Tuttavia il cancello di molte comunità è sempre chiuso a chiave. La questione è complessa. Io so soltanto che i confini creano significato. Dentro e fuori, soggetto e oggetto: sta tutto qui. E' importante averli ben presente prima di oltrepassarli o di perderli.

SA: Andrea, protagonista della storia, starebbe bene tra Crisantemo, Antonella e Batman: ha una percezione dilatata della realtà, la stessa che arriva ai pazienti con Risperdal, ad esempio, <<è attivo anche, ma in modo variabile, sui sintomi negativi quali apatia, chiusura in se stessi>> . Il sito mattislegati.com restituisce le allucinazioni dei 'malati', dando corpo ai loro incubi. La parola scritta non ha più capacità evocativa? E' una qualità o un difetto che la prosecuzione del libro sia affidata al movie <>, rispetto alla narrazione 'tradizionale'? La domanda è per lo scrittore su carta, non per Claudio Morici autore di Matti Slegati + Max e Isa.

CM: Che la letteratura, come dire, stia perdendo colpi, è un dato di fatto credo. Questo dipende dagli scrittori e dai lettori in egual misura. Siamo cresciuti a suon di televisione, cartoni animati, telefilm e ora abbiamo gli occhi davanti lo schermo del computer. Oggi se uno si mette a leggere ad alta voce lo segui per 4-5 minuti poi devi fare uno sforzo incredibile per stargli dietro. La letteratura ha perso potere. Lo ha perso anche la parola. Non esistono più i libri che ti cambiano la vita. Non esiste più nulla di avvicinabile a Dostoevskij, Celine, Dante Alighieri e mai esisterà più. Anche per questo non desidero essere uno scrittore puro. Ho un'idea piuttosto precisa di quello che devo descrivere, ma la mia ricerca è improntata sulla forma, sulla modalità, che non si completa mai in un mezzo. Spesso è una ricerca talmente faticosa e viscerale che corrisponde al contenuto, o meglio, mi fa rivivere quella esperienza, quell'attribuzione di senso alla realtà che era esattamente ciò che volevo descrivere. Che sia un romanzo, un cortometraggio, un’opera di net art o semplicemente uno che ti sta parlando con un bicchiere di vino in mano, non cambia molto. O meglio, me la vivo come se tutto questo fosse indispensabile, perché il contenuto trabocca, contagia, ha bisogno di più modalità altrimenti c'è sempre qualcosa che rimane fuori, inespressa. Anche se poi ci rimane comunque. Perché amo l'arte che "commercia con l'infinito", quella che non riesce, che fallisce, che si brucia le ali puntando verso il sole. E' un fallimento a priori, un prezzo da pagare, una conseguenza. Ma anche un gesto che si muove verso territori senza linguaggio, senza pensiero, li esplora, cerca di inventarsi i termini, le mappe per andare e soprattutto per tornare indietro a raccontare.

SA: Ad un certo punto, nel romanzo appaiono così Massimo e Isabella. La loro storia però non ha una fine: viene trasposta nel flash cartoon, che pare esserne il naturale epilogo. Non soltanto per la trama, ma per la trasformazione che subiscono - da personaggi viventi, tratteggiati da una penna, a pupazzi animati, creati ex novo da net artist. Anche questo forse è follia? O è una semplice interpretazione della realtà?

CM: Un sito è sempre incompleto. Puoi aggiornarlo, correggerlo o modificarlo in qualsiasi momento. Un libro no. Alcuni personaggi di Matti Slegati hanno continuato a vivere a libro stampato. E lo hanno fatto sul sito. Probabilmente continueranno a farsi conoscere fino a quando mi sarò rotto di scrivere piccole sceneggiature per i miei amici: Davide Cardea, che ha realizzato il sito, Quint, l'animatore del cartoon e Claudio Parentela, l'illustratore che ha disegnato la copertina e un fumetto online. Non so se questo salto tra media sia un sintomo di follia. Forse è l'opposto. Me lo immagino come una serie di labirinti che si intersecano tra di loro, su vari piani. In un solo labirinto uno si perde rimanendo chiuso nella stessa gabbia, nella stessa dimensione orizzontale. Qui c'è la scappatoia. E' vero: è un altro labirinto. Ma almeno hai una nuova possibilità. Sali su, vai giù, non rimani orizzontale. E se i labirinti che si intersecano su vari piani sono veramente tanti, in pratica sei libero.

 


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pen: Danila Giardina

 
 
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